SULLE TERME DI SCIACCA…


Qualche anno fa, il prof. Angelo Pantina, dell’Università degli studi di Palermo ha pubblicato sul web un suo interessantissimo lavoro intitolato: LE RISORSE TERMALI NELLA SICILIA OCCIDENTALE (clicca) che vi invitiamo a scaricare e consultare.

Ve ne diamo un breve saggio:

Diversamente da altre zone termali della Sicilia, nel territorio di
Sciacca non è stato registrato il mito di Ercole a cui erano generalmente
dedicate le sorgenti calde. «La saga di Ercole abbraccia quindi le aree
settentrionali e orientali della Sicilia e viene fissata intorno al XIII sec.
a.C.»
Nel territorio di Sciacca è accertato un culto a Demetra legato alla
fertilità, come dimostrano le numerose statuette modiate (con copricapo
concavo per porvi i chicchi di grano) rinvenute nelle grotte vaporose del
Monte Cronio durante varie campagne di scavi. Fortemente
rappresentata è la saga che si sviluppa intorno a Cocolo, Dedalo e Minosse,
figure mitostoriche che trovano un importante riferimento presso le terme di
Sciacca.
Diodoro (IV 78) afferma che l’architetto ateniese Dedalo, in fuga da
Creta, trovò rifugio presso il re sicano Cocalo per il quale costruì una reggia
famosa; nel racconto viene anche affermato: «come terza opera nel
territorio di Selinunte costruì una grotta nella quale fece uscire un vapore
che scaturiva lì da un fuoco sotterraneo, tanto abilmente che piano piano
per un calore moderato il sudore veniva fuori e piacevolmente i corpi di
quelli che lì sostavano a poco a poco venivano curati, senza alcun fastidio
per il calore» . L’affermazione di Diodoro è una testimonianza
letteraria sull’uso terapeutico delle grotte vaporose durante il I secolo avanti
Cristo e fissa nel territorio di Sciacca, precisamente nelle cavità del monte
Cronio la terma, non esistendone, nel territorio, altre con caratteristiche
vaporose.
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Nell’ultima redazione dell’Itinerario Antoniniano (IV sec. d.C.), una
sorta di elenco di località collegati da sistemi viari o marittimi, delle quali
sono riportate le relative distanze in milia passuum (un m.p corrisponde a
circa 1,5 Km), sono elencate le stazioni Ad Aquas e Aquis Larodes con la
differenza di alcune miglia da Agrigento. Tale distinzione toponomastica
rivela l’interesse che i Romani del tardo impero ebbero per quel territorio,
del quale vollero mettere in risalto le caratteristiche geomorfologiche e
funzionali. Nella Tabula Peutingeriana, una carta geografica del mondo
antico, il territorio di Sciacca è rappresentato dalla scritta Aquas Labodes,
una sorta di sintesi delle due località dell’Itinerario. Nel V sec. d.C. il
santo eremita Calogero (venerato in diverse città della Sicilia, di cui almeno
tre presentano fenomeni geotermali: Sciacca, Termini Imerese e Lipari) con
il suo operato misericordioso contribuì alla conoscenza e alla divulgazione
delle pratiche termali. Lo zelo apostolico del Santo spiega la sua presenza in
diversi luoghi della Sicilia, spesso caratterizzata da una dimora in grotta e,
come a Sciacca, Termini Imerese e Lipari, dal riadattamento delle relative
terme in luoghi di cura.
E’ proprio il carattere di terapeuta, che operò presso le terme per
curare nel corpo e nell’anima, l’aspetto più caratterizzante del culto del
Santo nei suddetti centri termali.
Nel passato spesso si sono confuse le due città denominate Thermae.
Anche dal punto di vista morfologico i due luoghi si prestano ad essere
confusi poiché anche sulla città di Termini esiste un monte chiamato S.
Calogero, da alcuni autori indicato come Cronio, (Diodoro Siculo XV 16).
Alcuni autori hanno perciò distinto i due luoghi termali aggiungendo
Selinuntiae al toponimo nel territorio di Sciacca e Himaerae a quello di
Termini Imerese.
Tommaso Fazello (XVI sec.), parlando della sua città nativa: Sciacca, così scrive:
Fu nominata questa città Terme, da due bagni e da due terme poste sul monte, sottom cui ella è edificata, l’un de quali è da bagnarsi ad acqua, l’altro da sudare. Gli antichi hanno lasciato scritto che in Sicilia furono due città dette Terme, l’una posta nella riviera del mar Tirreno, fabbricata delle rovine della città d’Imera, da cui ella prese il nome, l’altra sul lido del mar Libico, di cui adesso facciamo descrizione.
Anche Claudio Mario Arezzo differenzia le due città marittime termali.
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Numerosi medici scrissero sulle terme e sui benefici delle pratiche termali.
Michele Savonarola (1552) docente di Padova scrive: «i Siculi godono
di molti bagni ma quelli di Sciacca superano tutti gli altri
». Con lui concorda Giovanni Cortese (medico e filosofo presso il Collegio di Bologna)
che afferma: «l’uso delle acque termali si sviluppò per primo nel Regno di
Sicilia, sicchè i Siculi possono vantarsi di essere stati gli inventori di questo
rimedio. In Sicilia si trovano molti bagni, ma tra gli altri è famoso quello che si trova nella città di Sciacca
». Bartolomeo Clivolo (1553), medico
toscano, nel capitolo De Balneis Siciliae della sua opera mette in risalto
l’atteggiamento religioso di chi faceva la cura in grotta o praticava i bagni
termali. Come gli altri, dedica ampio spazio alle sorgenti termali siciliane:
«L’isola di Sicilia possiede parecchi bagni termali situati in luoghi diversi, tra
i quali uno che si distingue rispetto agli altri merita un discorso più
approfondito». Tanti altri medici e storici scrissero sulle terme: ricordiamo
ancora qualche nome dei più famosi, Gian Giacomo D’Adria, Tommaso
Fazello, Antonio Silvestro Bellitti, Diego Maglienti, Calogero Ciancimino e
Giuseppe Licata.
Fino al XVIII secolo le conoscenze e i metodi di utilizzo delle acque
termali non progredirono molto rispetto al Medioevo: l’acqua rimase sempre
un mezzo per allontanare i veleni responsabili delle malattie. Lo sviluppo
scientifico della medicina, e soprattutto lo sviluppo della chimica moderna
rese possibili le prime indagini sulla composizione delle acque minerali.
Proprio nell’Ottocento, con il progredire delle scienze chimiche, l’acqua
termale si delinea come farmaco.
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