Una domenica con… Nat Scammacca


Nat Scammacca è nato a Brooklyn nel 1924, ha partecipato alla seconda guerra mondiale come ufficiale pilota in Cina, India e Birmania insieme al fratello gemello Saverio, volando sull’Himalaya. Alla fine della guerra, decise di scoprire le sue origini siciliane e dopo brevi soggiorni a Parigi e Barcellona, studiò l’Italiano presso l’Università per Stranieri di Perugia.

Nel 1965 si stabilì in Sicilia per rimanerci. Ha vissuto a Trapani con la moglie Nina e le figlie sposate Glenn e Arleen e con i nipoti Elena e Nadir. È stato uno dei fondatori del Movimento Culturale di Poesia «L’Antigruppo», con Crescenzio Cane, Pietro Terminelli, Ignazio Apolloni, Gianni Diecidue, Franco Di Marco, Rolando Certa, Santo Cali,Carmelo Pirrera, Elvetio Petix, Ignazio Navarra, Nicola Di Maio, Ignazio Butera, Pietro Billeci, Enzo Bonventre, Giovanni Lombardo, Vincenzo Di Maria,Salvatore Salamone, Roberto Zito e altri.

Dal 1967 curò la “Terza Pagina” del settimanale Trapani Nuova e insieme ad altri ha fondato le riviste: Anti, Antigrupppo Palermo, Impegno 70, tutte voci dell’Antigruppo. È stato redattore della collana di poesie per la Coop. Editrice Antigruppo ed ha avuto diverse pubblicazioni.

Ha insegnato per lungo tempo inglese al British College di Palermo. E’ scomparso non molto tempo fa e noi de L’ALTRA SCIACCA vogliamo ricordarlo attraverso alcuni suoi versi tratti da “Schammachnat” del 1985:

CRESCENDO INDIETRO
Io sono le generazioni
E sono per il diventare vecchio.
Non sono l’opposto di me stesso
perchè già l’opposto di me.
Posso essere lì fuori
e qui dentro,
andare col vento
andare con gli andanti
ed essere radicato
qui – dove mi sono fermato per crescere –
a crescere la costruzione/casa della mia gente.
Crescere/diventare vecchio
e allora essere le generazioni.
Cresciuto perchè stato con gli altri
nell’andare con gli andanti
cadendo indietro
nelle generazioni
dove ho messo cime agli anni
centinaia e centinaia di anni

 

INCONTRO CON I GRECI
Ho cantato che sono greco.
Ho sbagliato?
Segesta sulla collina
Erice elima
Selinunte lì che guarda il mare
Sicilia, la Grecia sul mondo.
Ho cantato che sono Greco.

 

SI-CANI
Il mio cane mi comprende
Quando ringhio,
si avvicina e mi lecca la mano
della mia stessa specie
di questa terra isolana
di questa vita siciliana.

 

SICILIA
Io sono con la gente silenziosa
e ne conosco le passioni che ribollono
allo scirocco, vento di vendetta.
I fatti semplici non piacciono a menti complicate
ma in Sicilia sono monumenti.
La polvere vola per tre aridi mesi di pazienza
così che l’acqua è un’elemosina di musica
gorgogliante da brocche di terracotta.
Turbini di tarantella frustano il sole
martellano gli occhi con tacchi di danza e di barbagli,
insanguinano sul mare il dolore della Sicilia.
Gli ulivi si contorcono lentamente fuori dal tempo
accanto a templi stinti su cartoline illustrate
ed abbracciano la terra da soli
la pietra umile, le abitazioni bianche e nude
in umiltà orgogliosa.
Il sangue pulsa duro e continuo in una terra dura.
Pause silenziose dividono regni più larghi di significato
d’una città formicolante
e della terra che stordisce.
Perchè pane è pane
e sa di sudore.
Il sangue scava un’impronta attraverso le stagioni.
Nessuno è senza nome, ma ritrova i suoi avi
su pietre di tomba annerite:
ogni bastardo, additato per generazioni
è grande
assai più che una città del Nuovo Mondo.

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