UNA MAIL PER PINO MANIACI


Domani 8 Maggio dovrebbe svolgersi la prima udienza sul caso Pino Maniaci, “giornalista” antimafia reo di aver “esercitato abusivamente la professione di giornalista”.

L’ALTRASCIACCA si schiera ancora una volta dalla parte di Pino, aderendo al gruppo Facebook “Sosteniamo Pino Maniaci. Isoliamo l’Ordine siciliano dei giornalisti” abbracciando una lettera del suo fondatore, nostro amico e giornalista “Sebastiano Gulisano.

Abbiamo quindi inoltrato una mail firmata ai seguenti indirizzi:
info@odgsicilia.it (Ordine siciliano dei giornalisti)
odg@odg.it (Ordine nazionale dei giornalisti)
includendo il seguente testo:

All’Ordine siciliano dei giornalisti

e p.c. All’Ordine nazionale dei giornalisti

Faccio parte del gruppo su Facebook “Sosteniamo Pino Maniaci. Isoliamo l’Ordine siciliano dei giornalisti“, al quale in pochi giorni hanno aderito circa 500 persone.

La decisione dell’Ordine siciliano dei giornalisti di costituirsi parte civile nel processo contro Pino Maniaci è un fatto di una gravità inaudita. Un fatto che rasenta il fiancheggiamento di Cosa Nostra, ché, com’è noto, Cosa Nostra è molto attenta ai messaggi simbolici e quello dell’Ordine siciliano è un messaggio chiaro e inequivocabile: Pino Maniaci non è dei nostri e, per dimostrarlo, gli chiediamo anche i danni. Cosa Nostra ringrazia sentitamente.

Già siamo al paradosso di un cittadino processato due volte per lo stesso reato, cioè siamo di fronte a un fatto contrario al diritto, e come se ciò non bastasse, ci si aggiunge la decisione dell’Ordine siciliano. Ci chiediamo quale danno – morale e /o materiale – possa avere apportato Pino Maniaci all’Ordine. Forse con la sua attività ha messo in cattiva luce la categoria o, piuttosto, ha contribuito a renderla credibile? L’impegno antimafia di Pino Maniaci è sotto gli occhi di tutti, l’informazione antimafia di “Telejato” è punto di riferimento per ampi strati di popolazione democratica. Per il suo impegno, Maniaci ha subito minacce, intimidazioni, aggressioni ed è stato surclassato dalle querele.

«Ormai è intollerabile il livello delle pressioni e delle intimidazioni contro chi si ostina a fare un’informazione libera nella trincea siciliana. La catena interminabile dei messaggi criminali è un attacco alla libertà di stampa che va fermamente respinto. La storia del giornalismo siciliano ha già scritto pagine indimenticabili, ma di fronte allo stillicidio impunito delle attenzioni minacciose è necessaria una forte mobilitazione dei giornalisti, del mondo della cultura e della società civile. Agli organi investigativi va anche rivolto un appello perché si faccia una volta per tutte chiarezza su tanti episodi allarmanti». Queste parole risalgono a poco più di un anno fa e sono di Franco Nicastro, presidente dell’Ordine siciliano dei giornalisti, pronunciate all’indomani del pestaggio subito da Pino Maniaci a opera di due mafiosi.

Delle due l’una: o Nicastro aveva preso un colpo di sole o oggi, di fronte alla decisione del Consiglio dell’Ordine da lui presieduto, dovrebbe dimettersi e denunciare pubblicamente la barbarie della decisione del Consiglio, che tende a isolare Maniaci, lasciandolo alla mercè di Cosa Nostra.

Per fortuna, la mobilitazione (“dei giornalisti, del mondo della cultura e della società civile”) auspicata da Nicastro c’è stata. Peccato però, che l’Ordine siciliano abbia deciso di schierarsi contro, di schierarsi con chi attenta alla libertà di stampa, confermando, semmai ce ne fosse stato bisogno, che la categoria, in Sicilia, continua a essere forte coi deboli e debole coi forti. Con le dovute eccezioni, s’intende. Pino Maniaci, così come in passato Peppino Impastato, rientrano fra le eccezioni. A Impastato è stato conferito il tesserino “ad honorem” vent’anni dopo l’omicidio mafioso di cui è rimasto vittima. Per fare lo stesso con Maniaci – uno di cui la categoria dovrebbe andare orgogliosa, perché con la sua attività onora l’informazione e tutti i giornalisti ammazzati per ciò che raccontavano – volete forse aspettare che assassinino anche lui?

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