QUANTI E QUALI MOTIVI ANCORA PER CHIEDERE LA RESCISSIONE DEL CONTRATTO CON GIRGENTI ACQUE?


Sono trascorsi poco più di 700 giorni dalla data di stipula della convenzione tra Giuseppe Giuffrida, amministratore delegato dell’ATI Girgenti Acque Spa, e Vincenzo Fontana, allora presidente della Provincia e dell’ATO Idrico di Agrigento. Sono passati quasi due anni dal quel 27 Novembre 2007 alle ore 23.30. Convenzione sottoscritta fugacemente in barba alla moratoria sugli affidamenti idrici che sarebbe scattata meno di 48 ore dopo. Due anni di tempo, più che congruo, in cui la Girgenti Acque SpA doveva dapprima organizzarsi in base al Piano d’Ambito e poi, ottenuta la concessione delle reti, amministrare al meglio ed investire nel territorio agrigentino, facendoci dimenticare anche la fallimentare gestione EAS. Ma nulla di tutto questo è avvenuto.

Gli impegni sono stati disattesi e i tempi di attesa sono ampiamente terminati. La situazione non è più tollerabile per nessuno. Quella convenzione parlava chiaro ed indicava, tra i motivi di rescissione, casi di gravi inadempienze e disservizi su un vasto territorio della Provincia. Crediamo che il solo ambito territoriale saccense, se gli altri sindaci vorranno continuare a lamentarsi in silenzio, col suo bacino d’utenza di circa il 7%, servito da Girgenti Acque Spa dal Maggio 2008, sia sufficiente a testimoniare che tali condizioni si sono verificate e continuano a palesarsi giornalmente.

DOVE SONO FINITI GLI INVESTIMENTI?

A noi risulta, dalla lettura dei quotidiani regionali, che il gestore abbia subito, in questi mesi, diverse ingiunzioni di fallimento per mancato pagamento ai fornitori. E ciò, per noi, è motivo certo di pregiudizio al fine di valutare le capacità finanziare di Girgenti Acque SpA. I 43 sindaci della provincia di Agrigento, nessuno escluso, prima che qualcuno poi si ravvedesse, avevano optato consapevolmente per una gestione privatizzata del servizio idrico. La motivazione di tale scelta era inquadrabile nel bilancio economico dei singoli Comuni, privi e privati delle risorse economiche per poter meglio pianificare il futuro di tutti i servizi pubblici. Mancavano e mancano i fondi per poter realizzare infrastrutture o migliorare quelle esistenti. Il privato garantisce, o nel nostro caso doveva garantire, quantomeno un miglioramento, fornendo il giusto Know-how ed investendo sul territorio. Dopo due anni, tutti si sono accorti di quest’ultima colossale menzogna!

Girgenti Acque SpA non solo ha dimostrato d’avere carenze gestionali ed organizzative evidenti, tant’è che spesso si affida a squadre d’intervento esterne e a supporti logistici forniti dalla stessa Provincia o dall’Ente Regione Sicilia, ma ha chiaramente specificato, in tutte le salse, coi suoi comportamenti ma anche per “contratto” e nel “regolamento”, che i principali investimenti che intende fare d’ora in avanti sono quelli a totale carico dell’utenza o quelli provenienti da fondi pubblici.

Una gestione di questo tipo e negli stessi termini, permetteteci di dirlo, potrebbe benissimo essere assicurata da ogni singolo Comune. Ciascuno di esso può dotarsi di propri fontanieri e di una propria squadra di pronto intervento. I ricavi del pagamento delle singole fatture dei contribuenti sono sufficienti a garantire il servizio. E lo sta dimostrando Girgenti Acque SpA, mettendoci poco o nulla di tasca propria.
Aggiungiamo inoltre che ogni singolo Comune, difficilmente potrebbe riuscire a gestire la propria rete idrica peggio di come lo è attualmente. Quantomeno, a fronte di un servizio scadente ma migliorabile (con tutti i margini di tolleranza che siamo soliti attribuire ad una gestione pubblica) riuscirebbe a garantire criteri di economicità all’utenza. Tale considerazione nasce dal fatto che il servizio privatizzato prevede ricavi garantiti per il gestore a carico dei contribuenti mentre un servizio pubblico servirebbe a coprire le singole spese di gestione, senza scopi di lucro, che definiamo “immorali” quando trattiamo di un bene vitale come l’acqua.

Purtroppo, quello che prima era un servizio “pubblico”, di fondamentale importanza per la vita umana, per via di “leggi statali” dell’attuale governo Berlusconi, rischia di diventare un servizio d’elite, per il quale i cittadini si troveranno a pagare ogni spillo e fino all’ultimo centesimo. Ma questa è un’altra storia da approfondire in altri momenti.

DOVE SI TROVA LA TRASPARENZA DI GESTIONE?

Dopo circa due anni, il gestore non ha ancora provveduto ad attivare un proprio sito internet attraverso il quale fornire le informazioni basilari all’utenza. Informazioni assenti perfino nelle fatture recapitate alla stessa utenza. Non c’è uno straccio di carta dei servizi e non emergono “contrattualmente” neppure i doveri nei confronti dei cittadini.

Nelle bollette mancano finanche le indicazioni riguardanti i mc. forniti a fronte di un pagamento, dopo un anno e mezzo, ancora forfettario. Non sono state infatti ancora effettuate le letture dei contatori per determinare gli importi esatti dei singoli conguagli. Nelle stesse fatture non vengono specificati né i costi al mc. né l’anno di riferimento dei canoni fissi. Alla faccia di ogni forma di trasparenza!

Ciò che invece risultano presenti sono le voci riguardanti i canoni di depurazione e fognatura, calcolati anch’esse su base forfettaria, nonostante sia intervenuta una sentenza della Corte Costituzionale (la 335/2008) che le dichiarava illegittimi in assenza di impianti e successivamente una legge (la 13/2009) che, tentando di ribaltare la decisione della Consulta, reintegrava la riscossione della voce “depurazione” disciplinandola e vincolandola al calcolo di precise quote parti distinte di servizio oltre che progettazione, realizzazione e completamento dell’impianto. Il gestore, se prima non vengono determinate le suddette quote non può procedere alla riscossione di quella quota parte, come affermato dall’ATO Idrico lo scorso 12 Ottobre. Girgenti Acque SpA non solo ne chiede il pagamento ma addirittura lo pretende con procedure al limite dell’estorsione (fogli volanti “aggressivi” posti nelle singole buche postali dei cittadini saccensi, spesso durante le ore notturne) minacciando il distacco dell’utenza morosa.

E sulle bollette sono presenti inoltre le illegittime “spese di fatturazione” che qualche condominio si è rifiutato, giustamente, di pagare. Non sono spese fisse ma variano da bolletta a bolletta. Non si conoscono i criteri per cui le spese di fatturazione siano più o meno alte rispetto alla cifra indicata in fattura.
Girgenti Acque SpA perderà del tempo per effettuare le riparazioni o per allacciare una nuova utenza ma quantomeno è puntuale, bontà loro, nella consegna delle “più che discutibili” fatture e nell’esigerne il pagamento!

DOVE SONO GLI INTERVENTI “RISOLUTIVI” DI GIRGENTI ACQUE?

A distanza di circa un anno e mezzo dalla consegna delle reti, queste sono fatiscenti quanto prima.
Le strade? A Sciacca non esistono più. Le nostre vie sembrano un campo di battaglia, più di prima.
Le perdite idriche, che non si contavano prima e non si contano a tutt’oggi, costringono il gestore a continui interventi di manutenzione. Per fermare l’acqua che sgorga copiosa dal manto stradale vengono svolti lavori, spesso o quasi sempre, da ditte locali esterne alla Girgenti Acque SpA. Ciò non rappresenta forse un male ma evidenzia una carenza del gestore che, crediamo, doveva dotarsi a tempo debito del proprio personale. Dapprima si era servito dei vecchi dipendenti EAS, successivamente è passata ai subappalti.

Le strade vengono periodicamente sventrate per effettuare i lavori di riparazione o ripristino. I tempi di intervento variano in base alla criticità o a fattori sconosciuti ai più. Potrebbero passare solo alcune ore ma potrebbero non vedersi squadre all’opera anche per diversi giorni. Le segnalazioni dei cittadini, sembrano spesso quasi ignorate. E la popolazione, nel frattempo, soffre i disagi. Le zone attigue alle perdite sono talvolta private dell’approvvigionamento idrico. La gente è costretta pericolosamente a passare su strade viscide o bagnate, altamente pericolose per la circolazione dei veicoli.

Il guasto però, verrà, prima o poi, riparato ma questo si ripresenterà puntualmente nello stesso punto o nelle vicinanze. I luoghi interessati dalle perdite non vengono spesso ripristinati al loro status originale. E da qui, dopo aver “goduto” di una rete idrica fatiscente, i cittadini saccensi dovranno “accomodarsi” su strade altrettanto fatiscenti.

DOVE STANNO LE TRE “E” DI “EFFICIENZA”, “EFFICACIA” ED “ECONOMICITA’”?

Staranno certo di casa da qualche altra parte ma non fanno senz’altro rima con Girgenti Acque.

I tempi biblici per la riparazione di una tubatura o di una fogna a cielo aperto non sono garanzia di efficienza ed efficacia. Le bollette sempre più salate, dopo l’approvazione del regolamento proposto dal gestore, non lasceranno dubbi nemmeno sulla soluzione del terzo criterio. E a pensare che la legge Galli aveva istituito gli ATO Idrici per garantire quei tre famosi fattori e molti sindaci erano convinti che solo il privato potesse garantirli.

In provincia di Agrigento, come nel resto d’Italia, si è capito presto che il privato, rincorrendo il profitto, non potrà mai risultare “economico”. Nel nostro caso, non riesce neppure ad essere “efficiente ed efficace”.
I tempi di attesa per un nuovo allaccio potrebbero superare i 90 giorni, come già accaduto, e il gestore idrico, rappresentato dal geom. Giuseppe Giuffrida potrebbe tornare a dirci in TV che “ciò è sinonimo di efficienza”. Noi non siamo di certo “svizzeri” ma misuriamo l’efficienza anche dal tempo di risposta alle nostre richieste. Se queste risposte talvolta non arrivano, potrebbe significare che il nostro interlocutore non è stato neppure “efficace”. Se poi, per avere un nuovo allaccio, bisogna pagare somme cinque volte superiori a quelle che ci venivano chieste dal precedente gestore, il servizio offerto non rispetta per nulla il criterio di “economicità”.

E sarà sempre peggio. Dalla lettura del contratto con l’utenza e dal regolamento, proposto dal gestore all’ATO Idrico, dichiarato “inaccettabile” da tutti i consigli comunali della provincia, si evince chiaramente come i costi sono destinati gradualmente a lievitare. Tutto ciò che un tempo era compreso in bolletta diventa un costo aggiuntivo. Tutte le spese saranno a totale carico dell’utenza.

QUALE QUALITA’ SARA’ MAI ASSICURATA?

Non lo è stata in questi diciotto mesi e non lo sarà nel futuro “per contratto”. Per dimostrarlo basta citare gli esempi dell’acqua torbida in contrada Foggia e dell’acqua, non proprio batteriologicamente pura, in Corso Vittorio Emanuele.

Ciò che risulta sconvolgente è che, dalla lettura del contratto, non risulta garantita la qualità dell’acqua. Il gestore, non ritenuto responsabile d’alcun che, potrà continuare ad erogarla, ovviamente allo stesso prezzo, per scopi diversi dall’uso potabile. L’utente, solo in tal caso, potrà chiedere la rescissione del contratto in essere col gestore. Per far cosa, in seguito, non si sa. Forse potrà provare a scavarsi un pozzo ed estrarre l’acqua dal sottosuolo, sperando che anche quella non sia inquinata.

Con un livello minimo di qualità dell’acqua non garantito, le prospettive future per la nostra popolazione saranno meno rosee e più marroni, la salute di tutti quanti sarà, per ovvie ragioni, a maggiore rischio.

QUALI SERVIZI PER L’UTENZA?

Sembrano tanti quanto la carta dei servizi, inesistente.
Per segnalare guasti o ricevere informazioni c’è un numero di telefono “rosso” 199, ovviamente a pagamento, nemmeno a dirlo.

L’Ufficio di ricezione col pubblico è invece una chicca. Dopo quasi due anni dalla stipula della convenzione tra ATO e gestore, i locali li “offre” gentilmente la Provincia Regionale di Agrigento. Non si conosce a quale titolo un ente pubblico presti l’ufficio provinciale per le relazioni con il pubblico di Sciacca al gestore privato del servizio idrico per ricevere la sua utenza saccense e dell’hinterland. Tale ufficio viene impegnato due volte a settimana, fino a circa un anno fa, il “prestito” era limitato ad un solo giorno lavorativo.

E’ inutile ripeterlo, tali locali sono inadeguati ma quella pratica “scandalosa” continua settimanalmente imperterrita. Il sito internet del gestore? Non pervenuto. Lo stesso Giuffrida potrebbe provare vergogna sull’argomento, consultando quello “piazzato online” dall’ATO Idrico di Agrigento. Sarà pure il più scadente tra tutti quelli degli ATO Idrici della nostra penisola, sarà poverissimo di contenuti, fra l’altro spesso neppure aggiornati (pensate che il presidente risulta ancora Vincenzo Fontana, il firmatario della convenzione) ma quantomeno c’è!

QUALI E QUANTE GRAVI INADEMPIENZE O GRAVI INEFFICENZE O GRAVI DISSERVIZI ANCORA?

Chissà quanto dobbiamo attendere ancora prima sentir pronunciare “magicamente” la frase: RESCISSIONE DEL CONTRATTO CON GIRGENTI ACQUE e chissà quali gravi motivazioni bisogna ancora produrre prima di essere convincenti.

In passato, i sindaci “ribelli”, in uno dei loro innumerevoli incontri avevano stabilito che il gestore, privato, inadeguato, inaccettabile e quant’altro, andava rimosso. Per questo motivo avevano richiesto la rescissione del contratto in essere. Dall’ATO Idrico, l’ovvia risposta: “dimostrateci prima le gravi inadempienze, i servizi, le gravi inefficienze del gestore”. E questo doveva essere il loro compito.

Compito che poteva essere svolto solamente da chi aveva già consegnato le reti. Gli altri, potevano solo basarsi sulle “cattive” esperienze altrui oltre che trarre da queste ben donde per continuare la loro battaglia. In barba a chi dice che “occorre che tutti i Comuni consegnino le reti affinché il gestore si possa organizzare al meglio”. E’ come dire “bisogna impazzire ulteriormente”. Se Girgenti Acque SpA non riesce a garantire ancora, dopo quasi due anni, un servizio efficiente, efficace ed economico nei 27 Comuni dell’agrigentino che hanno già consegnato le reti, e questi rappresentano circa l’80% dell’intera popolazione, vuoi che riesca a farlo con tutti e 43? E’ una scommessa o che altro? Noi cittadini vorremmo saperlo prima, visto che ogni scelta “sbagliata” si ripercuote sempre sulle nostre spalle. E’ totalmente “fuori di testa” immaginare che un gestore che attualmente non riesce a venire a capo della situazione di 27 Comuni riesca a farlo dopo averli acquisiti tutti e 43. Quale tranello si cela in tutto ciò? Sono “false motivazioni” create ad hoc per accampare scuse e per prendere/perdere altro tempo?

All’ATO Idrico non pervengono segnalazioni di disservizi. Solo Sciacca ha mandato “qualcosina”. Lo riferiscono dallo stesso Consorzio d’ambito. Sciacca lo ha fatto in passato, con la precedente amministrazione, e lo sta facendo tutt’ora. Ma quanto prodotto non basta. Molti sindaci “tacciono” mentre le loro popolazioni “soffrono”, spesso in silenzio, accettando passivamente quanto “calato dall’alto”.

Coi disservizi dei primi mesi di attività, L’ALTRASCIACCA ha prodotto un Dossier/Rassegna Stampa d’oltre 600 pagine. Ma basta guardarsi giornalmente i TG locali o chiedere loro la documentazione video per conoscere meglio il nostro gestore. Gestore che, come si dice dalle nostre parti “si è fatto conoscere abbastanza”.

Se non sono gravi motivi per rescindere il contratto, quelli che seguono, ovvero:

– le perdite idriche, che invece di diminuire continuano ad aumentare;
– le strade mal ripristinate dal gestore;
– le intere zone della città lasciate a “secco” per oltre 15 giorni;
– il livello minimo di qualità dell’acqua non garantito “per contratto” dal gestore, interi quartieri a cui viene distribuita “acqua torbida” e famiglie che devono convivere con “acqua inquinata”;
– le bollette “contenenti voci illegittime o inaccettabili” e “prive di informazioni” per l’utenza, per le quali il gestore ne pretende comunque il pagamento, rifiutandosi di ristamparle in maniera corretta, inoltrando “avvisi di distacco”, senza valore di legge, a scopo intimidatorio;
– le fogne lasciate a cielo aperto per mesi interi;
– gli oltre tre mesi occorrenti per un nuovo allaccio, pagato a prezzi cinque volte superiori rispetto al precedente gestore;
– l’assenza di un ufficio di ricezione col pubblico, degno di tale definizione;
– l’assenza di un sito internet di informazioni per gli utenti;
– l’assenza di un numero verde per l’utenza;
– le garanzie economiche del gestore non garantite, viste le numerose ingiunzioni di fallimento che riceve periodicamente dai suoi fornitori;
– il gestore che, contravvenendo a quanto indicato nella convenzione, non rispetta il regolamento del precedente gestore e ciò si evince sia dal “contratto che viene stipulato con la sua utenza” che reca clausole diverse da quelle indicate nel Regolamento EAS e dalle “cifre richieste per i servizi” non proprio in linea con quelli in vigore circa due anni fa;

non riusciamo ad immaginare quale livello di gravità si debba ancora raggiungere e superare, coi tempi che il nostro ATO Idrico concede al gestore privato. Se tali argomentazioni elencate non sono ancora giudicate così gravi da determinare la risoluzione del contratto in essere ci sarebbe da chiedersi:

CHI DOVEVA CONTROLLARE IL GESTORE E LE SUE ADEMPIENZE IN QUESTI 700 GIORNI?

Doveva forse essere l’ATO Idrico che delega il compito ai sindaci che, a loro volta, delegano il compito ai singoli cittadini? Ebbene, i cittadini il loro “sporco compito” lo hanno sempre svolto, lamentando quotidianamente i disservizi sofferti. Se queste segnalazioni non vengono poi raccolte dalle amministrazioni locali e dagli Enti preposti, allora ciascuno di loro se ne assuma le responsabilità del caso. Come è giusto che chi di dovere si assuma le responsabilità dell’esistenza di un “contratto con l’utenza” vergognoso e di un “regolamento” ( quando l’approveranno, speriamo mai) inaccettabile.

Non ci risulta affatto che l’ATO Idrico debba fare necessariamente gli interessi del gestore privato anche se nelle azioni (vedi lettera del Presidente D’Orsi all’ARRA per convincere i sindaci “ribelli” alla consegna delle reti, vedi “commissariamento” di Sant’Angelo Muxaro, vedi URP provinciale di Sciacca prestato al gestore, vedi diniego di procedere alle note di credito per i canoni di depurazione di Sciacca, vedi la presenza contemporanea nell’ATO e in Voltano Spa/Girgenti Acque SpA di 12 Comuni dell’agrigentino e poi chi più ne ha più ne metta) sembra quasi in simbiosi. Il gestore, per bocca del suo amministratore, dice di rapportarsi esclusivamente con l’ATO e non coi singoli sindaci. Forse perché, in quel di Aragona, che ospita sia l’ATO che l’ATI, è trattato più che bene, ma a noi questo non importa.

Ciò che ci preme puntualizzare è che:

LA GIRGENTI ACQUE SPA SI E’ RIVELATA, IN QUASI DUE LUNGHISSIMI ANNI, TOTALMENTE “INADEGUATA” ALLA GESTIONE DEL SERVIZIO IDRICO DELLA PROVINCIA DI AGRIGENTO e ne sono testimoni, in primo luogo, i cittadini di Sciacca;
SUSSISTONO, come abbiamo elencato sopra, LE GRAVI MOTIVAZIONI PER CHIEDERE LA RESCISSIONE DELLA CONVENZIONE STIPULATA TRA ATO IDRICO E GIRGENTI ACQUE;
NON SI PUO’ CONTINUARE A FAR FINTA DI NULLA E A RIMPALLARSI LE RESPONSABILITA’ QUANDO QUESTE SONO EVIDENTI AGLI OCCHI DI TUTTI. IN PRIMO LUOGO QUELLE DELL’ATO E DEL SUO CDA.

E se anche questa volta si vorrà dare ALTRO TEMPO AL GESTORE, è giunta l’ora di dimettersi per tutti i membri del CdA, Presidente D’Orsi in primis. MANIFESTA E’ L’INCAPACITA’ DI TUTELARE IL CITTADINO E DI SVOLGERE IL COMPITO DI CONTROLLARE L’OPERATO DEL “SUO DIPENDENTE” GESTORE IDRICO!

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