CI VOGLIONO RUBARE L’ACQUA !!!


Le lobby affaristiche multinazionali stanno avendo il sopravvento, l’acqua sta per diventare una merce di scambio e sottratta al nostro legittimo diritto di sovranità.

L’attuale Governo sta ingannando i cittadini, facendogli credere di fare i loro interessi mentre di contro e per mezzo di un decreto legge ( art. 15 D.L. n. 135/2009 , spacciato per adeguamenti di carattere comunitario) , di fatto ci sta RUBANDO il nostro diritto ad un bene indispensabile per la nostra vita come è l’acqua, regalandolo a pseudo Società per Azioni, conniventi e compiacenti, il cui ultimo fine è, e sarà, fare profitto sul cosidetto “OROBLU”, come viene oggi comunemente chiamata l’acqua .

Nella stesura del D.L. 135/2009 hanno però commesso un errore che contrasta con il cosiddetto Federalismo fiscale, e uno stravolgimento dei dettami inseriti nella nostra Costituzione (articolo 117 del nuovo titolo V della Costituzione) a proposito delle competenze e funzioni dei Comuni nell’organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale , come il servizio idrico.

Vi proponiamo un’interessante nota di Luigi Meconi, in cui si spiega gli errori e le contraddizioni inseriti nel D.L. 135/2009 all’esame della Camera:

Amici del Forum nazionale dei movimenti per l’acqua pubblica bene comune e non merce.

Penso che quanti a seguito dell’articolo 15 del recente decreto legge n. 135/2009 (da convertire in legge entro il 24 novembre 2009) si sono allarmati perché prevede l’affidamento con “procedura ordinaria” tramite gara di tutti i servizi pubblici locali; definiti, tutti, o quasi: “di rilevanza economica”; tra essi anche il servizio idrico. Attenzione però, qui sta l’inghippo, che a stabilire quali servizi pubblici locali sono di rilevanza economica non sono stati i Comuni, cui, per la Costituzione, competerebbe, ma lo Stato.

Se si avrà la pazienza di leggere qui sotto si scoprirà che a pensarla così non è, oramai da alcuni anni, il solo Forum nazionale dei movimenti per l’acqua, ma anche altri di fonte non sospetta.

In caso contrario, cioè nel caso di Comuni ridotti in brache di tela perché privati dei propri beni comuni, si avrebbe una sorta di ritorno dei Comuni all’epoca fascista quando avevano come funzioni fondamentali: sicurezza e Stato civile e Anagrafe. O al XVI° secolo quando dai “Liberi Comuni” si è passati a “Signorie” e a “Regni”, con, nuovi ‘Signori’, i top manager di multi utilies spa.

A sostenere questo imprevedibile epilogo partito a partire dai peana per le liberalizzazioni dei servizi pubblici locali, se solo si vanno a leggere recenti disposizioni di legge, si scopre che sono sia i Governi di Centro-sinistra (vedi articolo 13 della legge 248/20006 e l’articolo 3 commi 27 ss della legge finanziaria 2008) che, attualmente, di Centro-destra (vedi articolo 23-bis della legge 133/2008 e ora l’articolo 15 del decreto legge 135/2009). Ma qualcosa sembra non quadrare anche dentro le predette forze politiche. Ecco perché.

In questi giorni sta girando l’ultima stesura del DDL Calderoli o Carta delle Autonomie.
E’ rubricato: “Schema di disegno di legge recante individuazione delle funzioni fondamentali delle Province e Comuni … nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, carta delle autonomie locali, razionalizzazione delle Province….”.

Se si compara l’articolato di questo DDL con quanto enunciano le predette leggi di centro-sinistra e di centro-destra in materia di servizi pubblici locali, a non tornare più sono più cose. La prima delle quali è che i Comuni o hanno funzioni fondamentali non certo limitate a Stato Civile e Anagrafe e Sicurezza, o non sono più tali. In Più, come ha sostenuto in più scritti anche il Prof. Alberto Lucarelli e come conferma questo DDL le predette leggi violano e alla grande più articoli della nostra Costituzione.

Per capire debbo fare una piccola premessa, scusate la tecnica, giuridica.

Si prendano questi stralci dell’articolo 117 del nuovo Titolo V della Costituzione:
“Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie:
… omissis…
g) ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali;
… omissis…
p) … funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane;” .

Ora si prendano i seguenti stralci dell’articolo 2 del predetto DDL Calderoli, a partire dal titolo:
“Funzioni fondamentali dei Comuni:
1. Sono funzioni fondamentali dei Comuni:
a) la normazione sulla organizzazione e lo svolgimento delle funzioni;
… omissis …
g) l’organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito comunale;
… omissis…”

Letto quanto sopra, se si fa una lettura congiunta della lettera g) in cui si legge che per la Costituzione lo Stato ha legislazione esclusiva per l'”ordinamento” e l'”organizzazione amministrativa” esclusivamente dei servizi statali e non comunali o provinciali, con le lettere a) e g) del DDL sulle funzioni fondamentali dei Comuni, cioè la “normazione” “organizzazione” “svolgimento” dei “servizi pubblici di interesse generale” (l’articolo 2 sulle funzioni fondamentali dei Comuni arriva alla lettera u)!), si ha la conferma, da fonte non sospetta, di quanto sostenuto dal Prof. Alberto Lucarelli. E cioè che con le recenti predetti norme dei Governi di Centro-sinistra e di Centro-destra in cui lo Stato si è arrogato il diritto di disciplinare la gestione dei servizi pubblici locali, ha violato, quantomeno, come ha scritto più volte il Prof. Lucarelli, gli articoli 5, 114, 117 e 118 della Costituzione.

Non solo, ma espropriando, come di fatto hanno espropriato con norme che hanno sottratto a Comuni e Province funzioni fondamentali sui propri servizi di interesse generale, gli Enti di cui “è costituita” (art. 114 Cost.) la stessa Repubblica, si pensa non ci stia sincero democratico che non avrebbe motivo per cui allarmarsi per quello che sta succedendo con la privatizzazione, da parte dello Stato, dei servizi pubblici locali.

Sapendo che il DDL Calderoli, in primo luogo per pressanti sollecitazioni delle Associazioni di Comuni e Province e di consistenti settori dello schieramento parlamentare, si è non poco soffermato nella individuazione delle loro “funzioni fondamentali”, tra cui appunto l'”organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito comunale”, è non poco interessante seguire la conversione in legge dell’articolo 15 del d.l. 135/2009.

In altre parole, se tutte le forze politiche di centro destra e di centro sinistra hanno detto si perché si proceda in tema di Federalismo fiscale, di quale mai “federalismo” parlano se i Comuni e le Province, privati di funzioni fondamentali in tema di servizi pubblici di interesse generale, si troveranno ad essere, rispetto ai propri cittadini e imprese, mere ombre di se stessi davanti a multi utilities spa, magari quotate in borsa, magari con a finanziatori fondi pensione ballerini per gli incerti della finanza globale?

Non posso concludere senza aggiungere che il DDL Calderoli, in tema di istituti di partecipazione del cittadino, è molto carente. E non si capisce perché non si raccorda con gli istituti partecipativi di cittadini e parti sociali contenuti nell’articolo 4 della legge 15/2009 e decreto legislativo di attuazione che ha avuto il via libero dal Consiglio dei Ministri in questi giorni.

Un saluto
10 ottobre 2009

Luigi Meconi

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