Alcune considerazioni sulla risposta data dal Governo all’interpellanza urgente presentata alla Camera dei Deputati


Ieri c’è stata la risposta all’interpellanza urgente firmata dall’on. Marinello e da altri 7 parlamentari della Repubblica Italiana. Per il governo ha relazionato l’on. Francesco Giro.

Probabilmente la celerità con cui gli uffici del Ministero hanno dovuto esaminare la pratica non ha permesso una completa comprensione della stessa. Infatti il Governo ha espresso alcuni fatti che purtroppo non rispondono al vero e che possono ingenerare confusione. Ma procediamo con ordine.

Si è minimizzato l’accaduto dicendo che è stata presentata una semplice istanza e non è stato rilasciato alcun permesso di ricerca, si è detto inoltre che l’iter dell’ottenimento del permesso è lungo e complesso.

In effetti è vero che le domande di ricerca devono avere il parere favorevole della Commissione Idrocarburi Risorse Mirenarie (CIRM) e solo successivamente sono trasmesse al Ministero dell’Ambiente. Ma questi passaggi sono già stati consumati ed invero con notevole celerità. Tutte le autorizzazioni relative al Ministero dello Sviluppo Economico sono state rilasciate in appena 9 mesi (istanza presentata il 07/03/2008, parere favorevole del CIRM/BUIG del 20/01/2009).

L’ultimo grande scoglio che rimane da superare per l’ottenimento del permesso di ricerca è la procedura di assoggettabilità Ambientale al Ministero dell’Ambiente, dopo rimangono alcuni pareri di secondaria importanza per lo più non vincolanti. Di fatto, superato lo scoglio della V.I.A., la cui istanza è già stata presentata e che stava passando sotto il più totale silenzio, la concessione di ricerca è stata quasi ottenuta. Ed infatti la stessa San Leon Energy Plc, proprietaria della Italiana San leon Energy Srl, dichiara fiduciosa che inizierà le ricerche verso la fine del 2010.

La cosa più grave è stata indubbiamente affermare che le prospezioni non prevedono trivellazioni, ma solo indagini sismiche.

A parte il fatto che le indagini sismiche non sono affatto innocue ma hanno effetti devastanti sulla fauna ittica e quindi sulla nostra marineria ed economia, le trivellazioni sono previste e sono già state autorizzate dal C.I.R.M.. Infatti a pag. 7 del Progetto Preliminare allegato all’istanza la San Leon dichiara che nella Terza Fase del programma dei lavori verrà programmata “la perforazione di un pozzo esplorativo che, spinto alla profondità di 3000m, intende esplorare le potenzialità delle Formazioni…” ed ancora nell’Allegato II del Programma dei Lavori “Entro un periodo di 48 mesi ….. verrà ubicato un sondaggio esplorativo” ed ancora nella stessa pagine “Tra i 54 e i 64 mesi dal conferimento della licenza, in conseguenza dei risultati ottenuti, San Leon Energy Srl valuterà di perforare un secondo pozzo di Esplorazione”.

Quindi, se il Ministero dell’Ambiente pronuncerà parere favorevole, ci ritroveremo con i pozzi petroliferi nel nostro mare su cui si affaccia Sciacca.

Una perplessità non meno grande sta nell’affermazione che per l’estrazione di idrocarburi occorre un titolo minerario di coltivazione, che non è detto sia rilasciato.

A parte il fatto che due pozzi esplorativi, sono già previsti ed autorizzati dal C.I.R.M. del Ministero dello Sviluppo Economico e che quindi, se avranno il via libera del Ministero dell’Ambiente, saranno autorizzati, ma poi chi andrà a spiegare alla San Leon Energy, la quale ha in previsione di  spendere 40 milioni di Euro per la ricerca petrolifera, che ha fatto indagini per beneficenza?

Un ultima osservazione.

Il Sottosegretario ha affermato che con provvedimento legislativo sono stati messi paletti più stringenti per la valutazione tecnico economica delle società richiedenti concessione.

Volete sapere quali sono questi paletti (D.m. 26 Aprile 2010)? Art.7, comma 2 “Non sono attribuiti permessi di ricerca e/o concessioni di coltivazione mineraria a società aventi capitale sociale interamente versato inferiore a 120.000,00 Euro” e più avanti si specifica che la società concessionaria dovrà fornire garanzie fino a 10 milioni di Euro.

Orbene, ora possiamo dormire sogni tranquilli: se dovesse verificarsi un disastro ambientale ci ritroveremo con una società con un capitale sociale minimo di 120’000 Euro e potremmo rivalerci fino a 10 milioni di Euro (a titolo di cronaca, la B.P. ha speso ad oggi per il disastro nel Golfo del Messico più di 500 milioni di Euro)!

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