Trasparenza, la svolta del Tar di Palermo Sapremo come i Palazzi spendono i nostri soldi.


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10 Gennaio 2011

Sul fronte della trasparenza – la conoscenza degli atti amministrativi – in Sicilia si stanno facendo alcuni passi avanti grazie ad una direttiva emanata dalla Regione siciliana in materia di accesso agli atti e ad una recente ordinanza del Tribunale amministrativo regionale della Sicilia emanata su ricorso di SiciliaInformazioni.

Il Tar di Palermo mette in discussione una consuetudine che ha consentito ad una pubblica amministrazione, quella dell’Assemblea regionale siciliana, di mantenere riservati, comunque difficilmente accessibili, gli atti ed i provvedimenti che compie.

Questa svolta appare di enorme rilevanza. Il sapere come si spendono i soldi pubblici e come si regolano i diritti e i doveri dei cittadini non è infatti solo una questione di civiltà giuridica, di mero principio, ma una questione pratica perché il “sapere” incide in modo determinante sulle scelte che i rappresentanti delle istituzioni compiono, ed ha quindi conseguenze benefiche per la prevalenza degli interessi di collettivi sulle scelte di bottega.

L’Assemblea regionale siciliana, così come ogni altra assemblea legislativa, ha un apparato amministrativo, che gestisce risorse pubbliche di notevole entità. L’attività amministrativa non ha niente a che vedere con l’attività legislativa, le funzioni e le prerogative proprie di un Parlamento che in quanto tale in ogni decisione deve mantenere integra la sua sovranità. Il fatto è che mentre questa funzione “sovrana” è sufficientemente conosciuta, quella amministrativa gode impropriamente di una antica consuetudine alla riservatezza e non può essere controllata. Di conseguenza le assemblee legislative come il Parlamento regionale siciliano, decidono quello che vogliono, come e quando vogliono senza dare conto ad alcuno delle loro decisioni. Una condizione di per sé inaccettabile, aggravata dal fatto che i destinatari delle decisioni sono coloro che le compiono.

Il Tar di Palermo ha semplicemente chiesto all’Assemblea regionale siciliana una informazione formale sui provvedimenti assunti in ordine al trattamento economico dei deputati, affidando tale compito al segretario generale. I giudici amministrativi avranno a disposizione materiale su cui riflettere e decidere. Non sul merito dei provvedimenti e degli atti, naturalmente, ma sulla conoscenza dei provvedimenti, ciò di cui SiciliaInformazioni, sollevando la questione davanti al Tar, ha lamentato l’assenza.

SiciliaInformazioni avrebbe potuto accontentarsi dei comunicati stampa o, come è stato suggerito in una memoria dell’Avvocatura dello Stato, di interviste ai rappresentanti dell’istituzione, ma ha ritenuto di dovere mantenere il timone dritto, pretendendo, così come qualsiasi altro organo d’informazione o semplice cittadino, di avere conoscenza degli atti e dei provvedimenti. Il regolamento di accesso agli atti vigente nell’Assemblea regionale siciliana è una icona dell’inaccessibilità.

L’iniziativa di SiciliaInformazioni è stata variamente commentata, generalmente accolta con favore, in alcuni ambienti politici e giornalistici, invece che apprezzarla o dissentire, atteggiamenti entrambi legittimi, è stata chiacchierata per le motivazioni che l’avrebbero sollecitata. Una vecchia consuetudine che tenta di sviare l’attenzione dalla questione essenziale, che fa comodo sempre e non fa onore ad alcuno.

Noi abbiamo convinzioni salde su poche cose, ma ce le abbiamo. Crediamo che le istituzioni debbano essere rispettate e che i rappresentanti delle istituzioni debbano essere godere di rispetto. La democrazia poggia sulle assemblee legislative: le loro decisioni possono non piacerci, ma dobbiamo rispettarle. Il Parlamento regionale è il presidio dell’autonomia siciliana, una ragione in più per tenerla in gran conto.

I parlamentari – nazionali o regionali – vanno retribuiti bene, perché sono chiamati a svolgere compiti essenziali per le nostre comunità ed attendono ad un’attività logorante e difficile. Che alcuni di loro svolgano male il loro lavoro o lavorino poco non può inficiare il principio che a svolgere questo compito possano essere chiamati tutti i cittadini, qualunque sia il loro reddito, e che abbiano tutto ciò che occorre per vivere una vita decorosa e fare fronte ai loro impegni.

Non ci piacciono dunque le sparate demagogiche e le campagne qualunquiste sulle indennità ai parlamentari. Non consideriamo gli stipendi (alti), le indennità ed i benefit dei deputati regionali indizi di un uso improprio dei soldi pubblici. Pretendiamo, come chiunque, che tutto avvenga alla luce del sole. Crediamo che i costi spaventosi della politica, nei Palazzi, siano dovuti a decisioni, di cui si sa poco o niente. C’è un indotto protetto dall’assenza di controlli e di trasparenza da portare in superficie. C’è un castello di piccoli e grandi privilegi, che instaura un oggettivo comparaggio fra politica ed apparato amministrativo, da smantellare.

Il Tribunale amministrativo di Palermo ha compiuto un primo, essenziale passo, aprendo uno spiraglio. SiciliaInformazioni, che si è rivolta al “suo” Tribunale non ha vinto un bel niente. Ci sono diritti e doveri in campo, non vincitori e vinti.

di Salvatore Parlagreco

Fonte: siciliainformazioni.it

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