GIU’ LE MANI DAL DEPURATORE!


Qualche settimana fa si sono svolti 4 referendum che sono stati resi validi dall’ampia partecipazione popolare. Due di essi erano relativi all’acqua ed hanno sancito definitivamente che:

  1. La gestione del servizio idrico integrato deve tornare pubblica.
  2. Non si possono trarre profitti dalla gestione di una risorsa essenziale come l’acqua.

Quali sono gli effetti che questa scelta effettuata dagli Italiani produrra’ nella gestione dell’acqua nell’immediatezza?

La risposta non è semplice e per niente scontata in quanto sappiamo benissimo che gli affaristi senza scrupoli, che erano e continuano ad essere contro la ripubblicizzazione della gestione dell’acqua, tenteranno in tutti i modi di restare aggrappati ad un business che presenta pochissimi rischi e la massima garanzia di profitti per trent’anni, in regime di assoluto monopolio.

L’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) chiarisce che le abrogazioni degli articoli di legge (Art. 23 bis della L. 133/2008 e del Decreto Ronchi – L. 166/2009 per le gestioni esistenti non rendono automaticamente illegittimi gli affidamenti in essere ne’  li fanno scadere. Inoltre resteranno attivi fino alla naturale scadenza gli affidamenti dei servizi effettuati a società pubbliche in house providing che soddisfano i requisiti fissati dalla giurisprudenza della Comunita’ Europea.

Il primo effetto dell’esito dei referendum e’ che per le società quotate in borsa non si dovranno piu’ ridurre le azioni in mano pubblica, entro il 31/12/2015, a non più del 30% e per quelle non quotate non sara’ piu’ necessaria la cessione, entro il 31/12/2011, di almeno il 40% delle quota pubblica a privati. Non vi è dubbio quindi che saranno gli Enti locali a dover compiere un’analisi dei propri affidamenti e verificare se questi sono conformi ai dettami non delle leggi preesistenti ai referendum ma ai dettami della Comunità Europea, preminenti su tutto.

I referendum, in altre parole, hanno posto in evidenza che le uniche modalità di gestione consentite saranno quelle in house providing o altre che rispondano sullo stesso piano ai medesimi requisiti comunitari! Ma cos’è l’house providing? Per house providing (traduzione letterale “gestione in proprio”) s’intende quel modello di organizzazione e gestione dei pubblici servizi (erogazione di servizi, forniture, lavori) che le pubbliche amministrazioni adottano attraverso propri organismi, cioè senza ricorrere al libero mercato.

Anche la Corte Costituzionale (sentenza n. 24/2011) esprimendosi sugli effetti dell’abrogazione dell’art. 23 bis, ha chiaramente affermato che non vi è nessuna possibilità di far rivivere la norme abrogate dal referendum e che quindi l’unica e sola legge applicabile è quelle Comunitaria, la quale non impone la privatizzazione dei servizi pubblici locali, ma consente agli stati membri di mantenere la gestione pubblica e non prevede altresì alcun obbligo di partecipazione dei privati nelle società miste.

Pertanto, a nostro modo di vedere, tutti gli affidamenti a società private, come la Girgenti Acque S.p.A., dovrebbero essere dichiarati illegittimi e, dietro adeguato indennizzo, tali società dovrebbero essere mandate a casa. E’ chiaro conseguentemente che è inimmaginabile pensare di procedere ad ulteriori consegne di impianti, come e’ il caso del nuovo depuratore di Sciacca appena collaudato. E’ nostro parere che la gestione deve avvenire in house con municipalizzata o azienda speciale a totale controllo pubblico, in altre parole deve essere affidata ad un ente di diritto pubblico!

L’ALTRASCIACCA concorda con quanti gia’ si sono espressi in tal senso e chiede al Sindaco Bono di rappresentare quanto contenuto in questa nota e in quella sopra menzionata dell’ANCI nella prossima riunione dell’ATO Idrico di Agrigento.


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