CHI TI POTTA HALLOWEEN?


Riceviamo e pubblichiamo:

Il giorno dei morti fu ufficialmente collocato alla data del 2 novembre nel X secolo, praticamente fondendosi con il 1° novembre, già festa di tutti i santi dall’anno 853, per sovrapporsi alle più antiche celebrazioni di quei giorni. Tra il popolo, comunque, le vecchie abitudini furono adattate alla nuova festa e al suo mutato significato, mantenendo la credenza che in quei giorni i defunti potessero tornare tra i viventi, vagando per la terra o recandosi dai parenti ancora in vita.
Ancora oggi permangono pratiche rituali delle antiche religioni, sopravvissute sotto forma di superstizione o adattate alla religione cristiana, senza memoria del significato originale.
Da noi c’era l’usanza di preparare doni e dolci per i bambini, ai quali veniva detto che erano regali portati dai parenti trapassati, perché durante l’anno erano stati buoni e avevano recitato le preghiere per le loro anime.
I più poveri potevano ricevere “calia e favi caliati, pastigghia”, “ficu sicchi, ranati, cutugna”, “nuci, nuciddi, nuciddi americani”. Inoltre: “tetù, bombolona, muscardina, mustazzola, quaresimali, viscotti picanti”. I meno poveri ricevevano “li cosi di morti”: “frutta di marturana e pupa di zuccaru”, statuette vuote di dentro a forma di ballerina, bersagliere, soldato a cavallo; inoltre: finte sigarette e soldoni di carta dorata o argentata ripieni di cioccolata. Per i più benestanti c’erano anche vestitini, scarpette, camiciole, giocattoli. Il tutto era sistemato su una “nguantera” ben nascosta, per stimolare la curiosità e l’interesse dei bambini al loro risveglio. Così “lu iornu di li morti” i bambini andavano contenti con i genitori a fare visita ai cari defunti per ringraziarli dei doni ricevuti.
Con il passare del tempo e con le migliorate condizioni economiche i regalini si facevano via via più ricchi ma, parallelamente, si affievoliva l’onore alla memoria dei trapassati.
Attualmente la tradizione e l’affetto per i defunti si va gradualmente sostituendo con altre tradizioni, importate da altri Paesi e da altre culture e, in origine, da altri culti pagani. Alla trepidante attesa per i regalini portati dai defunti, oggi i bambini hanno sostituito, complici colpevolmente le famiglie e (ahimè) anche la scuola, la trepidazione per una sarata in compagnia di zucche e streghe. Il ricordo del nonno deve subire la concorrenza di una zucca vuota, forse triste metafora di un mondo che perde valori e li sostituisce con il nulla, in molti campi della vita sociale, sicuramente penoso esempio di quella sottomissione culturale (che diventa anche economica) ad altri popoli e ad altre culture e penoso esempio di perdita delle nostre radici e identità regionali. Ora, forse sembrerà eccessivo o retorico, ma siccome credo che quando un popolo cancella il passato, non perde semplicemente la sua storia ma anche la via maestra del futuro, ritengo sia utile trarre spunto dalla metafora e da questo esempio per riflettere su ciò che siamo come popolo e su dove vogliamo andare.

Lettera Firmata

L’associazione L’ALTRASCIACCA auspica che il giorno della “Commemorazione dei Defunti” diventi per la nostra cittadinanza un momento di riflessione e di riscoperta delle nostre antiche tradizioni. Che si abbandoni la moda di festeggiare Halloween e il culto per le zucche, i mostri e le streghe per ritornare alle nostrane “nguantere” cariche di dolci e doni per i nostri bambini.

E che si ritorni a dire presto “Chi ti puttaru i morti?”

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