Disagio giovanile: di chi sono veramente le responsabilità?


In quest’ultima settimana abbiamo sentito esprimere numerose opinioni sulla tanto feroce quanto vile aggressione che un gruppo di ragazzi ha condotto nei confronti di un loro coetaneo pestandolo a sangue nei vicoli del centro storico di Sciacca e riducendolo in gravi condizioni. Sono state esternate indignazione, sgomento e rabbia per un gesto che e’ stato attribuito alla stupidità, alla predisposizione alla violenza, all’alcol. Si e’ parlato poi di omertà, indifferenza e vigliaccheria da parte di tutti coloro che passivamente hanno assistito all’orribile episodio senza turbarsi minimamente e senza mostrare alcuno spirito di collaborazione. Gli stessi giovani hanno manifestato, a parole, una voglia di cambiamento assumendosi delle responsabilità che hanno solo in minima parte. Perché, in tutta questa storia e in tante altre tristi storie che riguardano il mondo giovanile e che sovente, negli ultimi tempi, sono alla ribalta della cronaca, le responsabilità devono essere attribuite, se si vuole concretamente intervenire per modificare l’assurda situazione che vede le nuove generazioni regredire in civiltà.

Le responsabilità in questo frangente, come in tanti altri, ricadono pesantemente sulle famiglie, sui genitori di questi giovani che stanno crescendo con una grave carenza di valori, principi e ideali. Chi autorizza i giovani, minorenni e non, a uscire di casa alle 10-11 di sera e a starne fuori sino a orari incompatibili con la normale vita sociale e lavorativa? Chi fornisce sufficiente denaro ai giovani da consentirgli di arrivare alla sbronza? Certamente l’esercente che vende alcol ai minori e’ condannabile, ma i genitori controllano in quali condizioni rientrano i figli a casa? Chi spiega ai propri figli quanti e quali sacrifici sono stati fatti per guadagnare le decine di euro che consentiranno loro di trascorrere spensieratamente la serata (o forse dovremmo dire nottata) con gli amici? Chi incoraggia i ragazzi a chiudere anticipatamente l’anno scolastico adducendo la scusa della stanchezza o del caldo, facendogli capire che e’ possibile fregarsene delle regole prestabilite? Potremmo continuare a farci tante altre domande dello stesso tenore le cui risposte sono note.

E’ giusto promuovere le manifestazioni per la legalità e per il rispetto delle civili regole di convivenza, ma prima bisogna fare in modo che i giovani le riconoscano. Il nostro fondato timore e’ che, nella stragrande maggioranza dei casi, non siano i ragazzi ad essere mediocri o irresponsabili, ma che siano i genitori incapaci di accompagnarli nella loro crescita e di fornirgli quei valori essenziali che dovranno guidarli per tutta la vita. Uno di questi valori e’, senza alcun dubbio, il rispetto del prossimo che deve partire dal rispetto di se’ stessi e della propria famiglia, per poi estendersi al rispetto del prossimo e della legge. Ben vengano le discussioni sul disagio giovanile, soprattutto se riescono a fornire indizi su come rimuoverlo, ma a nessuno viene in mente che il disagio possa derivare proprio dalla mancanza assoluta di principi di riferimento?

Ci auguriamo che l’episodio accaduto qualche giorno fa sia seria occasione per un approfondito esame di coscienza da parte di tutti, che gli adulti diano una svolta al modo di svolgere la loro funzione di genitori, cominciando ad essere maggiormente presenti nella vita dei propri figli, cercando di sensibilizzarli e responsabilizzarli, e che l’Amministrazione intervenga, se necessario, con l’adozione di interventi che possano prevenire ulteriori fenomeni di violenza e incidenti vari con esiti ben più gravi.

Ci attendiamo atti concreti. Chi pensa di rimuovere un effetto senza risalire alla sua causa e intervenire efficacemente su essa commette un gravissimo errore.

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