L’ammonizione di Bergoglio agli Italiani: in politica immischiatevi, partecipate, intervenite


Papa Francesco

di Carlo Alberto Tregua

Potrebbe costituire una sorpresa l’ammonizione di Papa Francesco agli italiani: in politica, immischiatevi, partecipate, intervenite, ma non lo è. Com’è noto la politica è scienza e arte di governare, cioè la teoria e la pratica che hanno per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello Stato e la direzione della vita pubblica.

È ovvio, però, che se i cittadini, una volta eletti i propri rappresentanti isitituzionali, a livello centrale, regionale e comunale, si disinteressano del loro operato, moltissimi degli eletti non completamente onesti, sono tentati di fare gli affari propri, perché l’occasione fa l’uomo ladro.

Voi mi direte che la coscienza di ognuno di noi dovrebbe essere una opportuna salvaguardia dal commettere atti impuri ma sappiamo benissimo che così non è.

Ecco perché Bergoglio ha richiamato i cittadini italiani al proprio dovere di immischiarsi nella politica, cioè di partecipare ed intervenire.

Che ci fanno tante associazioni no profit (consumatori, ambientalisti, club services, sociali e via enumerando) se non portano le loro istanze direttamente dentro i palazzi?

Qualcuno obietterà che queste associazioni manifestano davanti ai palazzi, aprono banchetti e tende nelle piazze, qualche volta scrivono ai quotidiani generalisti, ignorando che sono i quotidiani d’inchiesta che si occupano dei veri problemi nazionali, regionali e comunali.

Ma tutto ciò non è sufficiente, tant’è vero che ancora oggi, nei tre livelli d’istituzioni, i responsabili non hanno proceduto all’indispensabile taglio della spesa pubblica improduttiva, superflua e clientelare, consentendo a privilegiati, raccomandati, componenti di corporazioni ed altri cattivi cittadini, di approfittare della greppia pubblica per i propri interessi personali.

Fino a quando c’erano risorse i partiti litigavano solo sul come attribuirsene una parte: ognuno tirava la corda ma le parti evitavano che essa si spezzasse. Ora che quattrini non ve ne sono più il tiro della fune è molto più difficile: non si tratta di dividere risorse ma di tagliarle a questa o a quella famiglia di privilegiati. E questo è un esercizio molto difficile, non è riuscito a nessun governo negli ultimi 20 anni.

Papa Francesco con la sua semplicità ha chiesto agli italiani d’immischiarsi di politica, partecipandovi e intervenendovi. Potrebbe essere una richiesta rivoluzionaria perché è nota l’apatia degli italiani. Si occupano di politica solo in coincidenza delle diverse elezioni, poi quando vedono che tanti mangiasoldi senza mestiere continuano imperterriti nella loro azione clientelare, al massimo votano per i grilletti o, disgustati, non vanno a votare.

Questo è il contrario della democrazia. Mai astenersi, ma scegliere il meglio o il meno peggio.

Come si fa a immischiarsi, partecipare e intervenire? Non è facile ma si può. Per esempio chiedendo ai consigli e alle giunte comunali di essere presenti nelle loro discussioni (né sindaci né presidenti dei consigli dovrebbero avere alcuna obiezione se non hanno nulla da nascondere) e dovrebbero chiedere di prendere la parola per proporre soluzioni ai problemi della Comunità o censurare soluzioni prese dagli eletti.

Va da sè, comunque, che le responsabilità delle decisioni finali restano sempre in capo agli organi democraticamente eletti.

Non basta. Tutte le associazioni, esemplificativamente enumerate prima, ed anche altre, dovrebbero convocare conferenze stampa nelle quali illustrano le loro proposte, non polemiche ma costruttive, e chiedere pubblicamente che i consessi collettivi li valutino e decidano se farle proprie o respingerle. L’istituto del referendum comunale è continuamente usato in Svizzera.

Nei consigli regionali e nelle Camere vi sono le tribunette per il pubblico, ovviamente selezionato e gradito, ma non è dato loro il diritto alla parola, anche se per brevi tempi.

Insomma, i cittadini non si comportano come mandanti e soggetti nei quali risiede il potere democratico. Si comportano come servi, come mendicanti con la mano tesa a chiedere favori ai potenti, come gente che non merita alcuna considerazione.

Non tutti cittadini beninteso, ma probabilmente quelli ignoranti e deboli. Ed è la classe dirigente che li deve rappresentare e tutelare, oppure manca al proprio dovere.

Articolo pubblicato il 18 settembre 2013

Fonte: qds.it

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