La Corte Costituzionale ha bocciato la Legge Regionale 19/2015 sulla gestione dell’acqua pubblica.


La Corte Costituzionale ha bocciato la Legge Regionale 19/2015 sulla gestione dell’acqua pubblica.

Contestare la sentenza della Corte Costituzionale sarebbe ipocrita e strumentale, se non populista, almeno nella parte che riguarda la “concorrenza” sancita dall’art. 117 della Costituzione secondo comma lettera e) ed s), (sancito anche dalle leggi europee), e sulla tutela dell’ambiente. Meno scontata sembrava la bocciatura da parte della Corte Costituzionale circa la competenza legislativa alla Regione Sicilia sull’acqua, secondo quanto stabilito dall’art. 14 del nostro Statuto, che di fatto vanifica l’intero impianto della Legge Regionale. Infatti, secondo la Corte Costituzionale il comma 2) dell’art. 1 della L.R. 19/2015 confligge con l’art. 117 della Costituzione al comma 1), dell’art.1,  dove si stabiliscono le materie su cui si ha “potestà” legislativa. Aggiungiamo che in un paese che si dice democratico le sentenze della Corte di Stato non si dovrebbero nemmeno contestare considerato che non entrano nella disciplina della materia ma sulla competenza legislativa.

Altra cosa è ovviamente il diritto di tutti i cittadini italiani di contestare che nel 2011 ha votato un referendum sull’acqua pubblica e lo Stato, fino ad oggi, ha disatteso la volontà popolare. Segno evidente che la democrazia di questo paese è una democrazia zoppa o  incompiuta.

Inter. Co.PA, che sin dalla approvazione della Legge Regionale 19/2015 e dalla successiva impugnativa del Governo nazionale ha mostrato dubbi e perplessità sull’impianto complessivo definendola troppo “generosa” nel concedere ogni forma di garanzia sulle differenti forme di gestione da adottare mentre la legge nazionale dispone l’uniformità e unicità di gestione, ritiene che la classe politica regionale sia stata incapace e inadeguata a tutelare gli interessi dei siciliani preoccupati solamente di fornire le più ampie garanzie a chi si riteneva si fosse salvato dalla mannaia della gestione a privati.

Il comitato Inter.Co.PA, alla luce di quanto accaduto fino ad oggi, ritiene che, a prescindere da leggi sbagliate e Costituzione nemica dei “Beni Comuni”, l’unico modo per tutelare i cittadini da un gestore che si è mostrato incapace, inefficiente, inadempiente e dannoso per l’ambiente sia la risoluzione/rescissione del contratto.

Questa vicenda induce Inter.Co.PA a fare una considerazione fuori contesto e si permette di contestare  il sistema iperliberale, abbracciato e fatto proprio dal mondo occidentale, che rappresenta la negazione della tutela dei “beni comuni” a favore del popolo per consegnarli al mondo dell’impresa e della finanza.

05-05-2017

                                                                                      

 

 

                                                                                                    Inter.Co.PA

Il Coordinatore

Franco Zammuto

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