Inter.Co.PA: perché l’acqua pubblica


Domani è prevista a Sciacca, su richiesta della Sindaca Valenti che chiede la risoluzione del contrato con la Girgenti Acque, una ispezione da parte dell’ATI, alla presenza di dirigenti comunali e del gestore, a causa della situazione di crisi che ha avuto inizio l’estate scorsa e non ancora conclusa. Noi di Inter.Co.PA riteniamo che se questo metodo fosse stato adottato dieci anni fa oggi Girgenti Acque non sarebbe più il gestore di ventisette Comuni, oppure, sarebbe il gestore più efficiente che si potesse desiderare.

Sono sempre più numerosi i cittadini e le città che chiudono il capitolo delle privatizzazione per riportare i servizi pubblici essenziali in mano pubblica.

Questo non lo dice il comitato Inter.Co.PA ma Maiangela Rosolen, che, nel suo libro-documento appena uscito, Il ritorno alla gestione pubblica dei servizi di base: Comuni e cittadini chiudono il capitolo  privatizzazione, ha riportato le testimonianze delle battaglie sostenute per affermare il diritto di riappropriarsi e intervenire sui bene comuni, o beni primari, o beni necessari, quale è l’acqua, per sottrarla alla speculazione o alla cattiva gestione dei privati. Sempre la Rosolen racconta che a partire dal 2000 risultano almeno 835 i casi di rimunicipalizzazione di servizi pubblici nel mondo riguardanti più di 1600 Comuni in 45 Paesi. .

Ovunque la gente chiede di togliere ai privati i servizi essenziali e di riportarli nell’ambito pubblico: per porre fine allo sfruttamento privato o alle violazioni dei diritti del lavoro; per recuperare il controllo dell’economia e delle risorse locali; per fruire di servizi a prezzi abbordabili ; per attuare ambiziose strategie climatiche.

Questi comunicato, si impone tenuto conto che, contrariamente di quanto avviene nel mondo intero, in questi ultimi mesi sempre più spesso affiora e si diffonde nella nostra ex provincia l’idea che la battaglia contro la gestione di Girgenti Acque non è sostenibile ed è una battaglia persa in partenza. Ciò nonostante l’opinione diffusamente consolidata che l’attuale gestore non sia adeguato all’impegno assunto dieci anni fa.

Due le ragioni che inducono a sostenere l’idea che sia impossibile cacciare via il gestore incapace e inefficiente: l’una sostiene che le leggi dello stato e le norme europee in vigore non consentono la gestione pubblica; l’altra scaturisce dalla convinzione, oramai diventato luogo comune, che il pubblico non è capace e che pertanto non esistono alternative al privato.

La prima scuola di pensiero chiaramente non si comprende come sia venuta fuori considerato che anche nella realtà nazionale, oltre che europee e a quanto già scritto sopra, sono già stati adottati ed esistono modelli diversi di proprietà pubblica con i più disparati livelli di coinvolgimento dei cittadini e dei lavoratori. Più nello specifico di qualche teoria che circola in questi giorni, la bocciatura da parte della Consulta dell’art. 4, comma 7 della L.R. 19/2015 attiene alla creazione dei sub-ambiti, tenuto conto che si violerebbe il decreto legislativo n. 152/2006, art. 147, 149-bis e 172, e successive modifiche, la quale mira ad assicurare l’unicità della gestione per ciascun ambito.  La seconda invece, e cioè che il pubblico non è capace di gestire, noi di Inter.Co.PA riteniamo che il luogo comune venga fuori da una logica tutta sbagliata della direzione liberista che si è diffusa a livello globale nel quale sono stati inseriti, sbagliando, anche tutti i beni comuni e le reti di servizi essenziali che, dalle esperienze riscontrabili nel mondo intero il quadro che ne emerge, dimostra che la privatizzazione fa male e che è possibile avere servizi pubblici efficienti, democratici a tariffe convenienti.

Per concludere è il caso di citare la risoluzione del parlamento europeo adottata l’8-09-2015 che, con i voti provenienti da tutte le parti politiche, ha bocciato l’esperienza mondiale dell’acqua affidata ai privati e ha proposto di proseguire nella direzione della gestione pubblica.

Franco Zammuto

 

 

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