L’INCREDIBILE CRONISTORIA DELLA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA NELLA PROVINCIA DI AGRIGENTO.


Parlare dell’acqua è come parlare dell’aria. Non sono cose, a nostro parere, da privatizzare.

Se alla nostra considerazione ed avversione alla privatizzazione dell’acqua tramite l’affidamento ad ATO privati, aggiungiamo l’ormai consolidato flop che gli ATO rifiuti hanno già prodotto in Sicilia, il quadro diventa chiaro e la sua rappresentazione di mera gestione del “potere”, da parte della politica, risulta evidente.

Con la privatizzazione, il costo dell’acqua raddoppierà, se non addirittura triplicherà.

Ma torniamo alla nostra piccola cronistoria:

dall’ articolo “Acqua, politica e affari, la disfida di Agrigento” di Agostino Spataro, pubblicato, il 22 settembre 2007, su “La Repubblica“:

Il 21 dicembre 2006, il presidente dell’Ato, “omettendo di notificare la diffida circa l’incompatibilità, con telegramma, recapitato nella tarda mattinata del 22, convoca l’assemblea per le ore 23,00 dello stesso giorno e per le 9,00 del giorno successivo, in violazione del termine stabilito dallo statuto per la convocazione dell’assemblea”.

Insomma, questi poveri sindaci sono stati convocati alla vigilia di Natale, a mezzanotte, per decidere di un atto così complesso e importante che affida, per tre decadi, il servizio idrico di un’intera provincia ad una ditta improvvisata ed unica partecipante.

E , visto che l’assemblea andò a monte, l’imperterrito manager dell’agenzia regionale, dottor Felice Crosta, “il 28 dicembre, con inusitata solerzia, nel cuore delle feste natalizie, decreta la nomina di un commissario ad acta” col compito di approvare il pluricontestato esito della gara d’appalto.

Il 9 gennaio all’assemblea dell’Ato, 29 sindaci su 43 votano contro l’affidamento ai privati, ma non raggiungono il fatidico 65% richiesto da un’interpretazione alquanto discutibile della norma.

Si arrivò solo al 61% perché, all’improvviso, venne a mancare il voto contrario del sindaco di Licata (che avrebbe fatto superare il 70%), il quale lasciò la sala- a quanto si disse- per andare… a fare pipì.

Mai pipì fu tanto provvidenziale! Giacché a causa di quell’assenza quel 61% dei voti fu dichiarato “infruttuoso” e richiamato in servizio il commissario il quale, il 18 gennaio, approvò gli esiti della chiacchierata gara.

Insomma, una brutta storia che si verifica in una provincia fra le più assettate della Sicilia.

Tuttavia, i sindaci non demordono e fervono i preparativi in vista dell’assemblea.

Oggi, i numeri ci sarebbero visto che il sindaco An di Licata, autore di quell’improvvida pisciata, si è “convertito” al pubblico, dopo un incontro con padre Alex Zanotelli e che neo-sindaco di Agrigento, Marco Zambuto, in coerenza con il suo programma elettorale, ha recentemente ribadito la sua contrarietà alla gestione privata. Insomma, in questa provincia, povera ed emarginata, potrebbe accadere che la formica fermi l’elefante della privatizzazione dilagante.

Ma veniamo ad oggi.

Leggete il resoconto della riunione avvenuta ieri 25/01/2008

Da AgrigentoNotizie –

E’ stato rinnovato oggi pomeriggio il consiglio di amministrazione dell’Ato idrico di Agrigento.

L’assemblea si è caratterizzata per le ormai consuete polemiche e la posizione contraria di parecchi dei 43 Comuni che aderiscono all’organismo che deve occuparsi della gestione delle risorse idriche in provincia di Agrigento.

E’ stato difficile raggiungere un accordo per la individuazione dei rappresentanti del nuovo cda, ma alla fine, proprio quando si era sul punto di un’assemblea ininfluente e dopo molti scontri e prese di posizione, l’intesa è stata raggiunta con la “spartizione” della rappresentanza: 6 al centrodestra, 3 al centrosinistra e 1 al sindaco di Agrigento Marco Zambuto, con quest’ultimo che si è ritagliato una posizione politicamente equidistante dalle due componenti.
Nel cda dell’Ato idrico sono rappresentanti i Comuni di Agrigento, Favara, Canicattì, Porto Empedocle, Casteltermini, Cammarata, Castrofilippo, Caltabellotta e il nuovo entrato Santa Margherita Belice. La presidenza è della Provincia regionale di Agrigento.

Ora si passa alla fase dell’affidamento del servizio, altro momento delle lunga fase di scontro politico che si protrae ormai da mesi.
Gran parte dei Comuni agrigentini si sono dichiarati contrari all’affidamento a privati della gestione, ma incombe la legge Galli e anche quanti sono contrari, non si sottraggono alla prosecuzione delle procedure.

Il contratto per la privatizzazione della gestione del sistema idrico agrigentino è affidato alla “Girgenti acque”: “Ora siamo in dirittura d’arrivo – dice il sindaco di Sciacca Mario Turturici – nonostante molte resistenze e le perplessità di molti, compreso il sottoscritto, dobbiamo rispettare la legge e andare avanti”.

Giuseppe Recca

E Sciacca ?

Non ha nemmeno un suo rappresentante nel CdA ?

Come mai ?

CHE DIRE ?

MEDITATE GENTE…MEDITATE…

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