Il sole era aperto dritto su quel balcone e su quel balcone è stato srotolato il manifesto di chi crede che la parola possa e debba risolvere.
La mafia uccide, il silenzio pure. I compagni di Peppino, il 9 maggio 2008, erano tutti. Sul prato della lotta e della ribellione a dinamiche poste in essere ma affatto condivise, una folla di fiori gialli ha percorso, come la notte di 30 anni fa, la strada che da Terrasini ha condotto Peppino Impastato al Tutto della memoria a dispetto di chi avrebbe voluto dare a lui i vaghi connotati del nulla assoluto.
Tre ore di marcia a tema condiviso, inaugurate da un esercizio di stile “RADIO AUT” con la voce di Salvo Vitale per il corteo di idee di chi Peppino lo ha interiorizzato.
Ognuno nel suo specialissimo modo; di chi ha espresso a voce di volerselo “riprendere” e di volerlo portare a strenuo baluardo anti Stato; di chi lo ha conosciuto personalmente e ha avuto modo di condividerne luoghi e pensieri; di chi di lui sa solo perché ne ha visto il film e di chi porta il suo sangue.
Giovanni, il fratello, ha instancabilmente – insieme ad Umberto Santino e ai volontari del centro di documentazione e casa memoria – dato scenografia e testi allo spettacolo dei quattro giorni del Forum Sociale Antimafia, completati ogni sera con diversi momenti di “musica e cultura”.
Da ogni parte d’Italia centinaia di occhi e voci a scontrarsi con finestre sbarrate e negozi chiusi, unanimi nella conferma energica e cadenzata di: “è vivo e lotta insieme a noi” che, al suo arrivo alla porta di Casa Memoria, ha idealmente riportato Peppino Impastato a casa, accompagnandolo – come non è successo quella sera di 30 anni fa – ed esprimendo riconoscenza per il Suo coraggio e per l’ironia della sua lotta.
Perché la memoria non sia un luogo di immagini meste ma sia ventre di rabbia costruttiva e di consapevolezza che onestà e liceità non sono solo lemmi di un vocabolario immaginario e desueto.
Laura Riggio