Terme, il distretto può attendere


Mercoledì 28 Maggio, al’interno de Il SOLE 24 ORE – SUD è stato pubblicato un interessante articolo firmato di Alberto Montalbano. Ve lo proponiamo nella sua “versione integrale” in esclusiva per L’ALTRASCIACCA:

TERME IL DISTRETTO PUO’ ATTENDERE
Le ex aziende pubbliche di Acireale e Sciacca restano indebitate

“Due grandi aziende pubbliche cariche di debiti e di personale in esubero e una decina di piccole e medie realtà più o meno dinamiche: è questo, in sintesi, il quadro del termalismo siciliano. Cui bisogna aggiungere il gruppo Aeroviaggi di Antonio Mangia, che con i quattro alberghi di Sciacca Mare dispone di circa i due terzi dei posti letto destinati al termalismo nell’intera isola (dato ricavabile da uno studio della società Alimentaria Sicilia).

Tutte le strutture termali lavorano in convenzione col servizio sanitario nazionale. In questo settore, fino ad un paio d’anni fa, la parte del leone la facevano Sciacca (Aeroviaggi più Azienda delle Terme) e Acireale, dove finiva la metà esatta dei ricavi. Un dato che oggi andrebbe aggiornato. Lo stabilimento termale di Sciacca, nel frattempo passato sotto la gestione della Terme di Sciacca s.p.a., è infatti chiuso da mesi: l’ispettorato del lavoro ha giudicato gli impianti non a norma e la società non ha i soldi per adeguarli.

Il periodo di gloria delle due aziende pubbliche si è chiuso alla fine degli anni ’80. Ci spiega il perché l’attuale direttore generale dell’IRCAC Alfredo Ambrosetti, delegato uscente per la Sicilia presso Federterme nonché ex direttore delle terme di Sciacca: “La crisi del termalismo siciliano non è dissimile da quello del resto d’Italia. E’ mancato il riposizionamento verso il settore del benessere”. Il settore ha funzionato, spiega, “fino a quando è esistito il termalismo di massa, quando per esempio chi aveva l’invalidità civile usufruiva di 30 giorni di ferie termali all’anno. Nel 1989 Sciacca e Acireale, grazie alla destagionalizzazione dei flussi turistici dovuta alle ferie termali, trasformarono tutti i lavoratori da stagionali quali erano in dipendenti a tempo indeterminato. Sciacca passò da 30 a 130 dipendenti.

Poi, nel giro di due anni, cambiò tutto. Nel 1991 il governo abolì il congedo straordinario, nel 1992 venne ulteriormente ridotto il numero di patologie per cui era possibile usufruire delle cure termali. La Regione, proprietaria di entrambe le aziende, è mancata nel non avere approntato le risorse per affrontare la trasformazione verso la nuova cultura del termalismo. Chi fa beauty farm non vuole essere confuso con i malati”. Alcune aziende private questo passo l’anno compiuto. Le Terme Acqua Pia di Montevago (AG), per esempio, gestite dalla famiglia Giuffrida sin dagli anni ’30, nel 2001 hanno decisamente virato verso la fascia alta del mercato. Pacchetti e week end benessere, tariffe più elevare della media e un bacino d’utenza che abbraccia l’intera Sicilia malgrado le difficoltà di collegamento. Da qualche tempo anche lo stabilmento di Termini Imprese, della I.G.A.R. di Lorenzo Forello, sta puntando nella stessa direzione, malgrado i decennali contenziosi con il comune.

Al termalismo di massa non ha rinunciato Antonio Mangia, proprietario degli alberghi di Sciacca Mare. Però aggiornandolo ai tempi. “Fino alle 10 – spiega – i clienti fanno i trattamenti termali, dopo di che non li facciamo sentire come in ospedale: attività sportive, animazione, serate di ballo. Li andiamo a prendere coi charter a Milano, Bergamo, Verona, Torino. Siamo i soli a farlo in modo industriale in Sicilia”. Più legate alla vecchia dimensione parasanitaria altre piccole realtà, come ad esempio le Terme Gorga di Alcamo o le Terme Segestane di Calatafimi, entrambe a gestione familiare.

Bloccate nel limbo le due grandi aziende pubbliche. Oggi in regime privatistico, dopo la trasformazione in s.p.a., aspettano ancora un advisor che proceda alla privatizzazione. Nel frattempo assorbono denaro pubblico come spugne. Per pagare i debiti pregressi, la Regione ha stanziato quasi 21 milioni di euro distribuiti in tre anni, 15 per Acireale e 6 per Sciacca. La formula è quella dell’aumento di capitale, sia pure a rate; i capitoli di spesa e gli importi sono quelli del vecchio contributo che ogni anno veniva versato per consentire alla due aziende di chiudere i bilanci e pagare i circa 200 dipendenti (in media 3 milioni per Sciacca e 5 per Acireale). Di diverso c’è che i soldi sono rimasti sulla carta. La Commissione Europea ha infatti chiesto chiarimenti alla Regione: c’è il rischio che questi contributi possano configurarsi come aiuti di stato a due società che, per quanto pubbliche, operano come s.p.a.

Sono preoccupati anche i presidenti dei due CDA. Entrambi sono di area AN (vennero nominati quando assessore al Turismo era Fabio Granata). Quello di Sciacca, Carmelo Cantone, invoca l’aiuto della Regione per il dopo elezioni (e intanto suo cognato, Luigi Gentile, è diventato assessore della giunta Lombardo); quello di Acireale, Claudio Angiolucci, si dice preoccupato: “Noi facciamo quello che possiamo. Per esempio siamo tornati ad essere soci di Federterme: la vecchia azienda era stata espulsa per morosità. La Regione deve fare in fretta. Ciò che scoraggia è che le terme di Fiuggi sono fallite e quelle di Porretta sono all’asta fallimentare. Ed erano realtà più grandi delle nostre”.

Alberto Montalbano

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