NON C’E’ ALTERNATIVA! (?)


LETTERA APERTA AL SINDACO DI SCIACCA DOTT. MARIO TURTURICI
INVIATA P.C. ALL’ASSESSORE GIANLUCA GUARDINO E AGLI ORGANI DI STAMPA

Consapevoli! Ebbene sì, sindaco Turturici. Noi siamo sempre stati consapevoli di cosa avremmo incontrato percorrendo la strada della privatizzazione dell’acqua. Ci fa piacere che anche Lei abbia deciso di illustrarlo ai suoi concittadini. Le sue parole dell’altro giorno suonavano proprio come un vecchio detto: “O ti mangi questa minestra o ti butti dalla finestra!

L’acqua non arriva a casa per 30 giorni? Non c’è alternativa!

I Saccensi e i turisti che ci vengono a trovare non si possono pulire? Non c’è alternativa!

L’acqua non risulta potabile anche se noi in bolletta la paghiamo come tale? Non c’è alternativa!

Le perdite idriche non sono riparate o la riparazione avviene con notevole ritardo? Non c’è alternativa!

Le perdite idriche si moltiplicano per via della manutenzione eseguita probabilmente senza alcun criterio razionale? Non c’è alternativa!

Si verificano incidenti a mezzi e, fatto ancora più grave, a persone a causa del manto stradale bagnato copiosamente da una perdita d’acqua? Non c’è alternativa?

Il nuovo gestore del servizio idrico, dopo essere stato più volte convocato alle conferenze di servizi indette da Lei o dall’assessore Guardino, dà ripetutamente forfait? Non c’è alternativa!

Non è possibile effettuare un nuovo allaccio alla rete idrica o una voltura? Non c’è alternativa!

Non esiste in città alcun sportello del nuovo gestore o non sono stati divulgati opportunamente i suoi recapiti. Non c’è alternativa!

Non conosciamo le nuove tariffe dell’acqua e cosa e quanto veramente andremo a pagare con la prossima bolletta? Non c’è alternativa!

Non conosciamo quali sono i nostri diritti da far valere o quali sono i nostri doveri da rispettare nei confronti del nuovo gestore? Non c’è alternativa!

Già da queste poche cose elencate facilmente si evince come mai la Provincia di Agrigento risulta sempre tra le più derelitte.

Stando a quello che Lei asserisce, signor Sindaco, l’unico rimedio agli innumerevoli problemi con l’acqua che ogni cittadino di Sciacca vive è che l’ATO idrico attui un controllo attivo ed efficiente sull’attività svolta dal gestore che possa far emergere eventuali inadempienze richiedenti l’applicazione di penali o ad una rescissione del contratto. E per questo motivo che Le chiediamo con forza di farci conoscere le condizioni contrattuali sottoscritte dal gestore del servizio idrico integrato e dallo stesso ATO. E’ un diritto dei cittadini che pagheranno le bollette conoscere queste condizioni. E’ una questione di trasparenza amministrativa.

Torniamo adesso all’assenza di alternativa. Se lo dice Lei, che in qualità di componente dell’autorità d’ambito ha letto sicuramente il predetto contratto, sarà pure vero, ma in questa situazione priva di ulteriori vie d’uscita, non deve mai dimenticarselo, ci ha fatti precipitare Lei e tutti quei Sindaci della Provincia di Agrigento che hanno ritenuto opportuno procedere con la privatizzazione dell’acqua senza dare ascolto alla voce della gente e degli altri suoi colleghi che pur si opponevano con validi motivi. Se oggi Lei non vede alternative è soltanto perché Lei, con il suo voto (che rappresentava il 7% delle quote dell’ATO idrico) ha consentito l’affidamento all’attuale Ente gestore e alla conseguente “non alternativa” di cui oggi Lei parla.

Noi de L’altraSciacca un’alternativa invece la vediamo. Le riportiamo ad esempio la decisione del Consiglio comunale di Sclafani Bagni che nei giorni scorsi ha votato all´unanimità un atto che prevede l´uscita dall´Ato 1 Palermo e la delega al Sindaco per la predisposizione di tutti gli atti conseguenti. Una scelta chiara, coraggiosa e determinata che, come noi, prosegue la lotta per la gestione pubblica dell’acqua.

Infine, signor Sindaco, come ulteriore esempio di alternativa, Le riportiamo qui di seguito un articolo di Giuseppe De Marzo, datato 11 settembre 2008, che parla di una battaglia condotta in Colombia, una nazione la quale attualmente versa in condizioni più difficili delle nostre, che sembra stia proprio per produrre un effetto umano, civile e democratico invidiabile: inserire nel testo della Costituzione la difesa dell’acqua, il diritto al suo accesso come un diritto umano fondamentale, l’obbligo da parte dello Stato di garantire un minimo vitale ad ogni cittadino senza discriminazioni e quello di salvaguardare particolari ecosistemi ed il ciclo completo delle acque.

La campagna colombiana in difesa dell’acqua
Giuseppe De Marzo

[11 Settembre 2008]

Saranno consegnate domani le firme raccolte dalla campagna colombiana a difesa dell’acqua come bene comune. Si punta a una modifica costituzionale che blocchi la privatizzazione delle risorse idriche del paese.

Ci siamo. Dopo tre anni dal lancio della campagna in Colombia per la difesa dell’acqua come bene comune, si sta per concludere a Bogotà la mobilitazione nazionale portata avanti da oltre duecento mila attivisti, tra indigeni, contadini, sindacati, studenti, professori, artisti e associazioni impegnate a difendere diritti umani e ambiente, ormai sempre più coincidenti.

Al centro della campagna la proposta di un referendum sul quale i cittadini potranno esprimersi per decidere di porre un freno alle privatizzazioni ed alla svendita del patrimonio idrico del paese con le potenzialità più alte dell’America Latina [www.ecofondo.org ]. La Costituzione colombiana del 1991 consente, sulla base dei principi di democrazia partecipata conquistati proprio negli anni addietro dai popoli nativi, la possibilità di introdurre cambiamenti alla stessa, purché stabiliti dal voto dei cittadini attraverso un referendum. Ed ecco la proposta lanciata attraverso la campagna: inserire nel testo della Costituzione la difesa dell’acqua, il diritto al suo accesso come un diritto umano fondamentale, l’obbligo da parte dello Stato di garantire un minimo vitale ad ogni cittadino senza discriminazioni e quello di salvaguardare particolari ecosistemi ed il ciclo completo delle acque.

Proposte semplici quanto rivoluzionarie, visto il paese in cui vengono fatte ed il clima internazionale tutt’altro che favorevole all’esercizio diretto della democrazia. Per raggiungere questo scopo e promuovere il referendum servono almeno un milione e quattrocento mila firme che devono essere consegnate al Congresso. Una volta ricevute le firme, il Congresso deve convocare entro sei mesi il referendum su cui i cittadini saranno chiamati ad esprimersi.

Nonostante i tanti programmi internazionali che si appellano a questi obiettivi, come quelli del millennio delle Nazioni Unite, l’unica maniera per rendere obbligatorio il diritto fondamentale all’acqua e la sua difesa continua ad essere la mobilitazione dei cittadini e l’esercizio diretto della democrazia.

In Colombia, sembrava impossibile raggiungere questo risultato, considerando la violenza cronicizzata di un paese che ha fatto dei crimini di stato e del genocidio politico il suo biglietto da visita negli ultimi quaranta anni. Invece i movimenti e la società civile colombiana ancora una volta hanno dato prova di grandissima capacità non solo di resistenza alla clava della violenza ma anche di mobilitazione e di unità su un tema fondamentale come quello dell’acqua. Il governo di Uribe ha tentato in tutte le maniere di ostacolare questa possibilità.

Immensi i guadagni garantiti dal governo di Bogotà alle multinazionali del settore, che da sempre fanno affari d’oro con il presidente più oscuro e discusso che il paese ricordi. Intimidazioni, omicidi politici, dissimulazione della realtà, persecuzione politica, nessun rispetto per le regole, queste sono alcune delle azioni messe in campo per ostacolare la lotta dei movimenti colombiani per difendere i beni comuni ed i loro diritti fondamentali. Ma questa volta pare proprio che il referendum si farà. Sarà proprio durante la chiusura del terzo Festival Latinoamericano Surrealidades, il prossimo 12 settembre, che verranno consegnate le firme.

Molte le manifestazioni e le attività culturali di piazza previste che rifletteranno lo stile, le caratteristiche e le diversità del movimento colombiano. Tra queste vi saranno la presentazione di un disco fatto da artisti impegnati nella campagna dal titolo «Agua cantos para que fluya» e il giorno dopo una cerimonia sacra con cui si svolgerà un rituale per «sanare» il fiume Bogotà. Una sorta di offerta attraverso canti e meditazioni agli spiriti dell’acqua, sulle sponde di quello che risulta essere uno dei fiumi più contaminati dell’america latina. Parole che raccontano di una saggezza antica, quanto mai attuale ed indispensabile, visti i tempi che corrono.

Associazione di promozione sociale
L’altraSciacca

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