UN EOLICO PER SCIACCA, ALLA FACCIA DEL CASSERO 3


E torniamo a parlare di eolico per meglio precisare la nostra posizione in merito e per presentare alla cittadinanza un’idea che agita le nostre menti, giusto in questi giorni di polemica sul “Cassero”.

Come già specificato a suo tempo, (leggi QUI) la nostra associazione è fortemente favorevole alle energie alternative ed in particolare al solare (fotovoltaico e termico) e all’eolico. Quest’ultimo, contrariamente al solare fotovoltaico, rappresenta una tecnologia tanto estremamente matura quanto notevolmente redditizia.
La nostra forte opposizione al parco eolico “Cassero” non proveniva quindi da ragioni ideologiche ma da due pratiche considerazioni: le notevoli dimensioni e la collocazione prevista rovinerebbe il paesaggio di una delle zone a maggiore vocazione turistica della città con conseguenze potenzialmente disastrose sull’economia cittadina.

La compensazione economica promessa al Comune di Sciacca in termini di corrispettivo annuale da versare nelle casse cittadine è inoltre notevolmente irrisoria rispetto al volume di affari e agli utili generati dall’intero impianto (tradotto in termini pratici chi gestisce il parco eolico si fa i bagni d’oro e a noi concede le briciole).

Per fare qualche esempio: un parco eolico delle dimensioni del Cassero (55 aerogeneratori di di 2 MW ciascuno) ha un costo orientativo di 110 milioni di euro, una vita utile di circa 20/30 anni e, cosa ancor più importante, si ripaga totalmente dopo appena 3/4 anni. Ciò significa che, a fronte di un costo annuo di 3,7 milioni (110/30), si avrebbero entrate, nello stesso periodo, di 31,4 milioni (110/3,5) (ci perdoneranno gli economisti se per un attimo facciamo finta di dimenticare le attualizzazioni, gli interessi composti etc., ma ci interessa tirare fuori un ordine di grandezza). Quindi, anche tenendo conto delle forti approssimazioni del nostro calcolo, gli utili di un impianto eolico delle dimensioni del Cassero ammontano a decine di milioni di euro l’anno. Confrontando queste cifre con le appena 300/600 mila euro che vengono promesse alle Casse comunali, oltre al danno, dovremmo sorbirci la beffa.

Lanciamo quindi la nostra provocazione all’amministrazione comunale:
Perché un impianto eolico non lo costruiamo noi?

I vantaggi sarebbero molteplici:
– Decideremmo noi dove andarlo a collocare e quindi potremmo scegliere una zona del territorio di Sciacca lontana da insediamenti turistici e poco sensibile paesaggisticamente.
– Gli utili, che ricordiamolo sono dell’ordine di decine di milioni di euro l’anno, sarebbero tutti riversati nelle casse comunali.
– Il progetto potrebbe essere finanziabile dalla Comunità europea, rendendo ancora più redditizio l’investimento

Se andasse in porto un progetto del genere potremmo permetterci di abbassare del 30/50 % la bolletta elettrica dei Saccensi, creando attrattive per attività produttive che potrebbero riversarsi da tutta Italia per godere di tali benefici, oltre ad avere ancora sufficienti risorse per rinnovare completamente il volto di Sciacca.

Noi siamo già al lavoro, grazie al nostro socio Ing. Mario Di Giovanna, per presentare all’amministrazione uno studio di fattibilità tecnico/economico dell’iniziativa. Se non troveremmo ostacoli tecnici ed economici potremmo trasformare la nostra terra in un piccolo Eldorado.


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3 commenti su “UN EOLICO PER SCIACCA, ALLA FACCIA DEL CASSERO

  • Lelio

    L’articolo contiene qualche inesattezza, oltre ad essre pervaso da un grande ottimismo (encomiabile, ma non sempre sosteniblie)
    L’inesattezza maggiore è che la legislazione sui certificati verdi (che è quella che interesserebbe l’impianto ipotizzato) prevede l’erogazione di detti incentivi per 15 anni; dato che il valore degli incentivi è superiore al valore dell’energia prodotta, dopo tale termine gli introiti verrebbero ad essere meno della metà.
    Passiamo al progetto di un impianto comunale: mi sembra di essere un emulo di Pazzaglia se dico che, qualunque sia il soggetto che decide di realizzare un campo eolico, i siti dovrebbero essere scelti in base alla produttività: i siti buoni devono essere esposti al vento, ed è più facile che il vento sia più forte e costante nei luoghi esposti e sollevati, quindi più visibili (purtroppo).
    Inoltre, non conosco bene la normativa sull’eolico, ma so che per il fotovoltaico esistono limiti (15-20%) per i finanziamenti pubblici, superati i quali non si può accedere al regime degli incentivi; non vorrei che detti limiti esistessero pure qui, e questo ci porta ad un problema ancora più grave: i soldi. Chi ce li mette?
    Piuttosto mi chiedo se non sia il caso di frenare questa corsa al gigantismo: in pochi anni siamo passati dalle centinaia di Kw ai 2 Mw, e sul mare del nord stanno installando generatori da 6 Mw ciascuno;prima che questi obbrobri arrivino da noi, sarebbe auspicabile una legge che stabilisca dei limiti dimensionali abbastanza restrittivi.

  • digiovannam

    Grazie Lelio per l’attenzione e l’opportunità di fare qualche precisazione.
    A volte per rendere più immediatamente comprensibile un articolo, preferiamo fare qualche semplificazione, purché questa però non alteri sostanzialmente il senso del concetto che vogliamo esprimere.
    Ne converrai che se ne guadagna in scorrevolezza, ma ci si apre alle giuste critiche dei lettori attenti come te.
    Ma andiamo nel dettaglio:
    E’ vero che i certificati verdi scadono dopo 15 anni, ed il valore di questi vale oggi circa tanto quanto il valore dell’energia elettrica, pero questo ha poca influenza in un analisi complessiva sulla redditività dell’investimento ( i margini di guadagno senza certificati rimangono comunque elevatissimi). Infatti anche ipotizzando che i certificati verdi non vi siano del tutto, e quindi raddoppiando il tempo di ritorno dell’investimento da 3,5 a 7 anni si ha un introito medio di 110/7=15,7 a fronte di costi annui di 3,7 milioni, già cosi è un affare.
    Ma vi è di più, il prezzo dell’energia elettrica è destinato a salire e probabilmente in maniera vertiginosa sopratutto se vi saranno shock della produzione petrolifera dovuti alla crescente instabilità dei Paesi produttori (speriamo ovviamente di no) oppure all’inevitabile declino delle scorte petrolifere.
    Non bisogna neanche sottovalutare la possibilità, molto concreta, che il mercato dei certificati verdi, che ricordiamo è una maniera per incentivare i produttori di energia pulita e disincentivare i grossi produttori di anidride carbonica, venga conservato allo scadere dei 15 anni magari trasformato in qualcosa di diverso come ad esempio un mercato dell’anidride carbonica. ( c’è un buon precedente negli U.S.A. del Mercato di emissioni di biossido di zolfo che è riuscito in pochi anni a ridurre sostanzialmente le emissioni di questa sostanza).
    Tirando le somme, sia il probabile aumento del prezzo dell’energia elettrica, sia la possibilità che il mercato dei certificati verdi possa conservarsi allo scadere dei 15 anni, rendono, a mio avviso, molto verosimili i dati che avevamo scritto in prima istanza (anche se affetti dalle imprecisioni che avevi fatto notare).
    In ogni caso mi sono preso l’impegno, dopo l’estate, di preparare un Business Plan di un iniziativa di questo tipo, che avrò il piacere non appena pronta di anticiparti, dove tutte queste semplificazioni non avranno campo e dove verranno prese in considerazione anche le fonti di finanziamento di un operazione del genere ( ho allertato un amico a Bruxelles che lavora nella Comunità europea per vedere che tipi di finanziamento si possono ottenere), tieni inoltre conto che non è necessario fare un progetto faraonico come il Cassero, ma si potrebbe fare un eolico più a misura di città con molte meno pale, di più piccola dimensione, e quindi un investimento sensibilmente inferiore.

    Ed andiamo alle altre giuste osservazioni che facevi.

    Sulla scelta del sito , è vero che i posti migliori sono i più elevati e quindi i più visibili, ma ci sono anche i compromessi, si possono ricercare nel territorio zone meno sensibili da un punto di vista paesaggistico, che la comunità può ritenere paesaggisticamente sacrificabili, in nome di un futuro economicamente roseo. Ma è difficile fare valutazioni a priori, bisogna indicare i siti, guardare i progetti e valutare quindi pro e contro dell’iniziativa. L’importante che la scelta sia condivisa e partecipata con la popolazione, cosa che oggi purtroppo non avviene.

    Ed infine non dobbiamo dimenticare, come scritto nell’articolo, che la nostra è una provocazione, che vuole spingere a riflettere sul perché grossi gruppi imprenditoriali stanno facendo guadagni mostruosi con le nostre risorse, dandoci in cambio un territorio martoriato ed un corrispettivo in denaro molto piccolo rispetto ai loro guadagni
    Questo è un problema gravissimo, di cui purtroppo si parla poco
    Non ti nascondo che ritengo sarebbe auspicabile un intervento legislativo che imponga a questi gruppi imprenditoriali di corrispondere una quota parte significativa dei loro ricavi ( oggi riversano intorno all’1% questa andrebbe aumentata di almeno un ordine di grandezza), questo avrebbe due positive conseguenze: la comunità verrebbe maggiormente gratificata ed i privati trovando meno conveniente l’investimento installerebbero meno pale eoliche.

    Aspettando che la nostra classe politica si svegli, continueremo a provocare, e a far discutere, nella speranza che le nostre parole possano portare ad un cambiamento.

    Grazie ancora per l’interessante commento

    Mario Di Giovanna

  • Lelio

    Caro Mario;
    la tua risposta dà modo anche a me di spiegare meglio il mio pensiero; comincio subito dicendo che sono favorevolissimo alla produzione da tutti i tipi di fonti rinnovabili e lo sono altrettanto su tutte le forme di risparmio energetico, che ritengo essere l’unica strada per utilizzare l’energia dove serve veramente, evitando di sprecarla in edifici progettati male e realizzati peggio, o per avere il piacere di indossare un maglioncino in estate e le maniche corte in inverno.
    Penso che la proposta dell’impianto comunale sia interessantissima, ma temo le pastoie burocratiche e le difficoltà che avrebbe un soggetto pubblico a reperire le somme non coperte da eventuali finanziamenti (penso si potrebbe ricorrere ad una sorta di azionariato diffuso, sul tipo di quello che ha permesso la nascita delle Terme, sperando che non finisca allo stesso modo); comunque sarebbe un modo di far ricadere sulla collettività i benefici e non solo i costi generati da tali impianti; un altro modo sarebbe l’incentivazione dei micro e dei mini impianti a conduzione individuale, ma non mi pare si stia facendo molto anche in questa direzione: le leggi magari ci sono, ma la loro attuazione è resa difficoltosa dalla burocrazia e dai vari procedimenti autorizzativi, molto simili a quelli di impianti industriali; personalmente mi pare si sia fatta la scelta politica di privilegiare il grande ed il grandissimo sul piccolo.
    Riguardo alla tua promessa, sarei molto contento se mi facessi l’onore di anticiparmi qualunque iniziativa in tal senso, e spero di poter dare un piccolo contributo alla sua attuazione
    Lelio Giaccone