Nacci – Antologia di opere dal 1962 al 1989 – Inaugurazione il 9 marzo 2012 a Palermo


La mostra di Antonino Nacci “Antologia di opere dal 1962 al 1989” a cura di Nicolò D’Alessandro sarà inaugurata venerdì 9 marzo 2012, alle ore 18.30 a Palazzo Sant’Elia ex Cavallerizza, Via Maqueda 81 a Palermo e rimarrà aperta al pubblico sino all’8 aprile 2012.

Note della biografia

Antonino Nacci, pittore e scultore, nasce a Monreale nel 1938. Giovanissimo si trasferisce a Sciacca per insegnare presso l’Istituto Statale d’Arte e per un breve periodo, negli anni settanta, vive a Biella dove frequenta i circoli culturali del luogo. Importante il rapporto con il critico Albano Rossi che lo accompagnerà per tutta la sua vita artistica e con Fiamma Vigo, una delle più importanti galleriste italiane che abbiano promosso nel mondo l’arte astratta italiana dagli anni Trenta agli anni Settanta, che espone le opere del Maestro, nelle sue gallerie di Firenze, Venezia, Roma e Milano.
Antonino Nacci può essere considerato uno dei pionieri dell’arte materica-segnica in Sicilia. Grande sperimentatore, trae spunto e aderisce a diverse correnti pittoriche: astrattismo, informalismo, arte povera. La sua produzione artistica raggiungerà la piena maturità negli anni ottanta.
Negli anni cinquanta e sessanta protagonisti della sua ricerca sono i materiali poveri: sacchi di tela juta, ceramica, fil di ferro, carta, filo e colore che l’artista impagina in composizioni plastiche. La sperimentazione prosegue e con essa la ricerca di un linguaggio che sia “altro”. Aderisce alla corrente delle astrazioni “geometriche”; ancora ritagli di juta, ma questa volta la materia viene lavorata in “collages”. La sua pittura si fa ideologica nel periodo storico che vede i movimenti studenteschi del’68, la grande rivoluzione culturale, la guerra nel Vietnam e la sua arte diventa “grido di protesta” nei confronti delle ingiustizie del mondo. Ancora “collages”, ma questa volta realizzati con ritagli di giornali che raccontano del mondo che sta cambiando e del mondo che non vuole cambiare. Gli anni settanta si aprono con una nuova produzione artistica/concettuale: la “sabbia” diventa arte. Quella sabbia che Nacci raccoglie, amalgama con colla vinilica e poi stende sulla tela con decise spatolate ed infine incide, dando vita al suo mondo onirico; la “sabbia” si anima di ambientazioni e figure fiabesche coloratissime, frutto di un cambio netto della sua tavolozza.
Infine, nella produzione dell’ultimo periodo, i colori della tavolozza diventano il nero e il rosso intenso e il mondo fiabesco scompare per fare posto ad una nuova stagione geometrica più sofferta, ma non meno intensa ed affascinante.
Antonino Nacci muore a Sciacca nel luglio del 1989. Aveva cinquant’anni.
Le sue opere sono presenti in molte collezioni pubbliche e private.

antoninonacci.it
evento della mostra su facebook

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