Presentazione del libro “Mistero Sciacca – Storia di un corallo di altri tempi”


E’ un evento organizzato da L’AltraSciacca con il patrocinio del Comune di Sciacca e in collaborazione con la Biblioteca Comunale di Sciacca. Alla presentazione del libro che avverrà alle ore 18:00 il prossimo 23 giugno 2012, presso la ex Chiesa di S. Margherita, in Piazza Carmine a Sciacca, sarà presente l’autore Giuseppe Rajola.

Giuseppe Rajola rappresenta la quarta generazione di una famiglia che dai primi del ‘900 lavora il corallo. Circa 40 anni fa è stato tra i fondatori dell’Associazione Produttori Corallo, Cammei ed Affini (Assocoral) di cui è stato più volte, in epoche diverse, Presidente. Promotore ed organizzatore di innumerevoli eventi volti alla tutela, valorizzazione, promozione del corallo, tra cui due Convegni Internazionali tenutisi sotto l’egida della Fao, membro di numerosi Comitati Scientifici e promotore del Gruppo “Rouge Corail” di cui fanno parte 21 tra Università e Istituti di Biologia Marina Europei ed extraeuropei. Autore di numerose pubblicazioni. A buon titolo viene considerato uno dei maggiori esperti, a livello mondiale, sul corallo.


MISTERO SCIACCA – STORIA DI UN CORALLO DI ALTRI TEMPI

“Nel 1875 fu rinvenuto, a una trentina di miglia al largo della città di Sciacca, in Sicilia, un banco di corallo. Era un corallo di uno strano colore arancio, diverso da quello che si raccoglieva in quell’area. La cosa ancora più strana che tanto, tantissimo corallo risultava ammucchiato, accatastato, in spazi molto ristretti del fondo marino. In breve la notizia si sparse e furono tantissimi i pescatori di corallo professionisti che vi accorsero da ogni dove, da Torre del Greco in primis. Quando sembrava che il banco si stesse per esaurire, ne fu trovato un secondo più grande, e poi un terzo più grande ancora. La “pesca” durò oltre venti anni, fino alla fine del secolo. Ma più di una “pesca” si trattò di una “raccolta”. Un evento unico, eccezionale, irripetibile. Si calcola che furono estratte dal mare oltre 14 milioni di kg di corallo. Una cifra impressionante! Furono incaricati scienziati dell’epoca di studiare la cosa, di capire il perché di tutto quel corallo, di verificare se una pesca così massiccia non poteva danneggiare la riproduzione dello stesso corallo nell’area. La risposta fu sempre la stessa: tutto quel corallo era lì in quanto in quella zona vi era la presenza del vulcano che, pochi anni prima, aveva dato origine all’isola Ferdinandea, la famosa “isola che non c’è”. Si trattava di un corallo morto, e come tale non poteva riprodursi. Nessuno si chiese perché mai ce ne fosse tanto nello stesso luogo, né come fosse possibile che un materiale organico, quale il corallo, si conservasse a dispetto di temperature così alte… nessuno, fino ad oggi.”

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NELL’ACCATTIVANTE NARRAZIONE DI GIUSEPPE RAJOLA SI SVELA IL MISTERO DEL CORALLO DI SCIACCA

“ Sono stato sempre affascinato, sin da piccolo, dal suono particolare che faceva il Corallo di Sciacca quando lo lasciavo cadere”.
Chi parla è Giuseppe Rajola, uno dei “nomi” più illustri del “Pianeta Corallo”,  autore di numerose pubblicazioni e che si presenta con questa nuova, affascinante sfida alla scoperta del Mistero Sciacca, ovvero rivelare il segreto che si cela dietro il corallo che in quantità incredibilmente grande ( 14 milioni di Kg!!!) fu pescato nei mari antistanti Sciacca tra il 1875 ed il 1900.
Correva il  1875 quando fu rinvenuto, a una trentina di miglia al largo della città di Sciacca, in Sicilia, un banco di corallo. Era un corallo di uno strano colore arancio, diverso da quello che si raccoglieva in quell’area. Ancora più strano era che tanto, tantissimo corallo risultava ammucchiato, accatastato, in spazi molto ristretti del fondo marino. In breve la notizia si sparse e in pochi anni ben 17.000 pescatori di corallo professionisti vi accorsero da ogni dove, da Torre del Greco in primis.
Quando sembrava che il banco si stesse per esaurire, ne fu trovato un secondo più grande, e poi un terzo più grande ancora. Questa incredibile pesca durò oltre venti anni, sino alla fine del secolo. Si calcola che furono estratti dal mare oltre 14 milioni di kg di quel particolare corallo che avrebbe fatto la differenza per Torre del Greco, favorendo l’evoluzione del piccolo artigiano in imprenditore, anche se sempre con peculiarità artigianali.
Scienziati dell’epoca furono incaricati di studiare il fenomeno, di capire il perché di tutto quel corallo, di verificare se una pesca così massiccia potesse danneggiare la riproduzione dello stesso corallo nell’area. La risposta fu sempre la stessa: tutto quel corallo era lì in quanto in quella zona si trovava un vulcano che, pochi anni prima, aveva dato origine all’isola Ferdinandea, la famosa “isola che non c’è”. Si trattava di un corallo morto e, in quanto tale, non poteva riprodursi.
Nessuno si chiese perché mai ce ne fosse tanto nello stesso luogo, né come fosse possibile che un materiale organico, quale è il corallo, si conservasse a dispetto di temperature così alte…
Lo ha fatto Giuseppe Rajola, imprenditore con la “passione” della biologia del corallo.
La ricerca, attraverso fasi successive sempre più incalzanti ed avvincenti, si arricchisce di storie, aneddoti, raccolte sia a Sciacca che a Torre del Greco: due facce della stessa medaglia.
E’, comunque, una ricerca rigorosamente scientifica, portata avanti con il contributo dei più bei nomi della scienza, a livello internazionale, attraverso la quale si può comprendere cosa è successo sotto il mare, in un’area, quale il Canale di Sicilia, che per secoli e secoli è stata una autentica “pentola a pressione”, in particolare presso l’area vulcanica dell’Isola Ferdinandea.

Corallo di Sciacca concrezionato

Una ricerca che aggiunge un nuovo fascino ad una materia di per se già così affascinante quale il corallo e, che è diventata un bel libro dal titolo “Mistero Sciacca – Storia di un corallo di altri tempi” arricchito da approfondimenti tecnici di Margherita Superchi per anni Direttore del Cisgem di Milano e Presidente della sezione Pietre Preziose della CIBJO, the World Jewellery Confederation, la quale ha curato le schede tecniche del libro che narra la storia di questa ricerca e a breve disponibile nelle maggiori librerie.
Proprio da un pour parler tra RajolaSuperchi nasce la scintilla dalla quale parte la ricerca:
racconta Rajola della incredibile pesca di corallo fatta a Sciacca, e dello strano suono che faceva, cadendo, questo corallo. E mette a parte l’amica della sua teoria circa il corallo di Sciacca.
“Il corallo è carbonato di calcio, materiale organico: come è possibile che tanto corallo sia arrivato fino a noi, ammassato in così grande quantità in secche sul fondo del mare, senza deteriorarsi, con questo strano colore arancio?Perché questo strano suono quando lo si maneggia? Secondo il mio parere ci sono stati degli agenti esterni, quali manifestazioni di vulcanismo marino, che ne hanno modificato la struttura.
Non solo: una così enorme quantità si giustifica solamente se immaginiamo che tutto questo materiale si sia deposto, ammucchiato sul fondo marino in un periodo lunghissimo di tempo”.
Queste affermazioni hanno solleticato la dottoressa Superchi, che ha chiesto a Rajola di inviarle una serie di pezzetti di corallo, provenienti da tutto il Mediterraneo e, naturalmente, da Sciacca.
“Voglio fare un esperimento”. E, infatti, sottopone i campioni di corallo ad analisi fatte col la Raman, un macchinario con il quale si determina lo spettro del corallo e che da risultati molto interessanti: tutto il Corallium Rubrum, proveniente da una qualsiasi area del Mediterraneo, ha identico spettro. Solo quello proveniente da Sciacca risulta modificato.
Decidono allora di tentare un’ulteriore esperimento, e Rajola si rivolge ad uno Statunitense, il Prof. Robert Bodnar, uno dei massimi esperti di Geochimica al mondo, affinché faccia delle analisi sul chimismo del Corallo di Sciacca. Anche a Bodnar vengono inviati campioni di Corallium Rubrum di varia provenienza e i risultati sono estremamente interessanti.
Le analisi effettuate con la tecnica “Laser Ablation ICPMS” dimostrano che i coralli provenienti da Sciacca hanno subito notevoli alterazioni della composizione chimica.

Corallo di Sciacca grezzo

Corallo di Sciacca grezzo

Scrive Bodnar Rajola:“I coralli di Sciacca sono molto arricchiti in ferro, manganese, rame ed uranio rispetto agli altri coralli analizzati. Questi elementi sono tipicamente associati con attività idrotermale sottomarina, così che la tua idea che il corallo di Sciacca è da mettere in relazione con il vulcanismo appare tale da essere confermata”.
E’ un tassello importante, nel puzzle che faticosamente si va delineando. La prossima, sarà l’analisi definitiva, quella che scioglierà ogni dubbio: la datazione!
Viene affidata al Cedad, Centro per la Datazione dell’Università del Salento, Lecce che effettuerà delle analisi su alcuni reperti di corallo proveniente da Sciacca. I risultati sono stupefacenti:
dei quattro coralli esaminati, due sono di circa 2.000 anni fa, il terzo di 4.000 ed il quarto di 9.000 anni fa! E’ la conferma che la teoria di Rajola è giusta! Segue poi la prova di durezza con il metodo Knoop, e – anche in questo caso – vengono confermati i dati: anche la durezza si è modificata.
Il Corallo di Sciacca è un corallo sub-fossile, e come tale si è potuto conservare così a lungo in acqua e arrivare fino a noi.
Un’altra tessera aggiunta da Rajola – fra i fondatori di Assocoral, di cui fu anche presidente per più mandati – al mosaico della comunicazione del valore e della cultura del gioiello.

Fonte: orafidettaglianti.it

 

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