Spettacolo de “I Policandri” a Monreale il 27 settembre 2013


I Policandri presentano a Monreale lo spettacolo Troades La compagnia teatrale di San Giuseppe Jato, i Policandri,  Il 27 Settembre alle ore 17.30 presso la Villa Comunale di Monreale presenterà lo spettacolo “Troades”, tratto dalle omonime tragedie di Euripide e Seneca, con regia a cura di Maurizio Carlo Luigi Vitale.

L’opera tratta delle principesse troiane che perdono tutto ciò che amano, in seguito alla guerra, il dolore che ognuna di loro vive diventa il dolore di tutte. Sono donne distrutte cui è stato tolto il proprio mondo, costrette ad affrontarne uno nuovo con una nuova condizione sociale, donne cui sembra essere impedito di provare dolore, donne che lasciano il proprio cuore lì dove era la loro casa, donne che diventano schiave ma non perdono la proprio dignità, costrette ad accettare il loro destino, crollano ma devono avere la forza di rialzarsi. Un tema sempre attuale che riguarda ogni tempo e ogni situazione, proprio a simboleggiare che il teatro per la sua intrinseca sostanza è fra le arti la più idonea a parlare direttamente al cuore e alla sensibilità della collettività.

Il testo scelto per questa rappresentazione vede traduzione e drammatizzazione con un carattere meno aulico ovvero non già perché più vicino al testo utilizzato nelle rappresentazioni classiche a Siracusa, bensì perché più adatto ad una collocazione della messa in scena in un tempo non classico. O meglio in un “non tempo” in una dimensione altra che vede il dramma della guerra e delle donne vittime della guerra e sempre dominate dal lato maschile del mondo, vivo ai giorni nostri come in epoca pre-ellenistica. Troades sia come terzo atto di una trilogia (i primi due atti: Baccanti e Antigoni) che diventa racconto epico della donna e della sua condizione, sia come atto di denuncia della guerra e delle sue vittime, le donne, che arrivano a interrogarsi come nel dialogo tra Ecuba e Andromaca, se la condizione più alta possa definirsi la morte e quindi a chiedersi se morire non sia meglio di vivere e sopravvivere agli orrori.

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