Trivelle, ecco il patto fra Crocetta e i petrolieri: “Tempi brevi per gli ok e royalty senza aumenti”


A giugno un protocollo d’intesa firmato da Regione e Confindustria. Quel documento è il presupposto dell’accordo su Gela. Se cresce la tassa, l’Eni ritira le garanzie sull’occupazione.

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Di ANTONIO FRASCHILLA, 14 novembre 2014

È una mattina di sole quella del 4 giugno scorso, mentre nella Sala degli specchi di Palazzo d’Orleans si gioca una partita a sei zeri. Da un lato del grande tavolo di vetro il governatore Rosario Crocetta e l’assessore alle Attività produttive Linda Vancheri, che proviene dai ranghi dell’associazione regionale degli industriali. Dall’altro un dirigente di Assomineraria, la potente associazione dei petrolieri di Confindustria, e i manager di Enimed, Edison e Irminio, le tre compagnie che hanno autorizzazioni alla produzione di idrocarburi liquidi e gassosi, cioè petrolio e gas, in terra e nel mare di Sicilia. Sul tavolo un “protocollo d’intesa” che nella stessa giornata verrà firmato da tutti i protagonisti. Il 17 giugno il documento sarà “apprezzato” dalla giunta con una delibera, la numero 145. “Non ho dato il via libera ad alcuna trivellazione della Sicilia”, si affretta a dire il governatore, che però con questo provvedimento fa decadere due precedenti atti del governo Lombardo che bloccavano nuove autorizzazioni. Semplici atti d’indirizzo, per carità, ma che politicamente mettevano un argine alle trivellazioni. Argine che oggi non c’è più.

Il protocollo firmato a giugno è un tassello fondamentale della politica industriale avviata da Crocetta nei confronti dei petrolieri. Un patto che ha già portato alla firma del primo accordo per nuove trivelle: quello con l’Eni, che in cambio del mantenimento dei posti di lavoro della raffineria ha previsto investimenti per 1,8 miliardi di euro in estrazione di gas e petrolio. Nel testo dell’accordo firmato al ministero dello Sviluppo economico tra Crocetta e l’Eni, a pagina 10, viene messo nero su bianco il piano per le nuove trivellazioni: “Sono previste attività in offshore (in mare, ndr) – si legge nel testo – i giacimenti di gas metano oggetto delle iniziative sono Argo e Cassiopea e sono localizzati nel Canale di Sicilia a circa 30 chilometri dalla costa (tra Licata e Gela, ndr). Prevista la perforazione in una prima fase di due nuovi pozzi di produzione, la riapertura di due pozzi esistenti e la realizzazione di una nuova piattaforma”. Su questi punti la competenza è dello Stato perché in mare. E quando il sottosegretario Simona Vicari, nel comunicato di ieri, getta acqua sul fuoco delle proteste ambientaliste sostenendo che “l’incremento delle attuali piattaforme sul Canale di Sicilia passerà da 4 ad appena 6, numeri irrisori rispetto ai 105 pozzi al largo delle coste del resto d’Italia”, fa riferimento proprio ai due progetti dell’Eni, che in questa avventura è socio dell’Edison.

Ma nell’accordo con l’Eni firmato da Crocetta si fa riferimento anche a pozzi in terra. E qui entra in gioco il protocollo con Assomineraria, a testimonianza del fatto che non era soltanto un atto di “dialogo e trasparenza” con i petrolieri, ma anche un’apertura concreta a nuovi interventi. Nell’accordo Eni si fa riferimento a una nuova “attività esplorativa” che si “concretizzerà nella potenziale perforazione di quattro pozzi a mare e tre pozzi a terra”. Per questi ultimi sono già state presentate le domande all’assessorato Territorio e ambiente. Poi il riferimento al documento sottoscritto: “L’articolo 3 del protocollo Assomineraria – si legge nel testo Eni – prevede tra gli impegni della Regione siciliana quello a intraprendere ogni utile iniziativa volta ad assicurare che nello svolgimento degli iter autorizzativi relativi alle attività vengano rispettati i tempi certi, ma anche l’impegno a “ripristinare e mantenere, nel rispetto delle prerogative legislative e della volontà del Parlamento siciliano, con particolare riferimento alle royalty, un contesto normativo stabile”. Detto articolo del protocollo Assomineraria viene qui integralmente confermato dalla Regione siciliana, visti anche i vantaggi economici conseguenti all’incremento delle produzioni”.

Cosa significa questo lungo passaggio del protocollo Assomineraria nell’accordo con l’Eni? In primis che Crocetta si impegna a non aumentare le royalty e che, se il Parlamento varerà una legge in senso contrario, l’Eni potrà avere le mani libere e non rispettare la salvaguardia occupazionale. Ecco spiegato perché il governatore Crocetta, appena appresa la notizia del ko della maggioranza all’Ars sulla mozione grillina contro le trivelle, è andato su tutte le furie: “Vado avanti, le trivellazioni che chiede di avviare l’Eni non hanno alcun impatto ambientale, sarebbero installate a Gela in un fazzoletto di terra e servono a garantire l’occupazione – ha detto dal Qatar – trovo grave quanto accaduto all’Assemblea da parte di persone che non conoscono come stanno le cose e fanno solo un danno ai siciliani e alle imprese che invece si impegnano a dare occupazione, nel rispetto delle norme ambientali”. Rimangono due domande: perché un protocollo delicato come quello con Assomineraria viene firmato prima dal governatore e dall’assessore, e solo dopo “apprezzato” in giunta? E perché è stato inserito quel riferimento alle royalty che rischia di essere un boomerang per Crocetta, visto che in caso di aumento delle aliquote da parte dell’Ars verrebbero meno gli impegni dei petrolieri sull’occupazione?

Fonte: palermo.repubblica.it

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