Il lusso (sprecato) del centro termale di Sciacca dove tutti posso entrare (tranne i turisti) – Video


Chiuso e abbandonato dalla Regione Sicilia. Ma, attraverso una porta lasciata aperta, si entra nell’albergo dotato di ogni comfort – Antonio Crispino /Corriere.it

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Agli inizi del ‘900 gli abitanti di Sciacca, cittadina sulla costa del Canale di Sicilia, si resero conto di avere l’oro tra le mani. O meglio, sotto i piedi: un bacino idrico (noto già ai tempi dei romani) ricco di proprietà salsobromoiodiche. Ottime per curare infiammazioni e congestioni. Tramite azionariato popolare investirono in questa risorsa naturale creando le Terme di Sciacca. Un complesso da sogno, su un promontorio a strapiombo sul mare, in uno dei punti più attraenti della Sicilia. Anni dopo, accanto alle terme, l’amministrazione costruisce un Grand hotel a 4 stelle. Tre piani con suite, centro benessere, palestra, ristorante e quant’altro. La Regione Sicilia nel 1954 decide di regionalizzare le terme e farle gestire da una società: Azienda autonoma delle Terme di Sciacca. E qui terminano le note liete.Da quell’anno in poi è un susseguirsi di scelte sbagliate, bilanci sempre più in rosso e tentativi di privatizzazioni. Nel 1999 si prevede che il centro termale sia controllato da una società per azioni (termedisciacca spa). Ma concepiscono una s.p.a. senza capitale sociale, cioè senza soldi. «Nemmeno una lira per gestire l’ordinario. In compenso le trasferiscono tutti i debiti accumulati fino ad allora – spiega il sindaco di Sciacca Fabrizio Di Paola -. Lo stesso consiglio di amministrazione viene infarcito di politici o amici degli amici». Che evidentemente di gestione turistica non ne sanno granché. «Ma soprattutto di tasca loro non investono alcun capitale» ci dicono. Per la Regione, le Terme diventano un problema. I piani alti nominano un commissario straordinario in previsione di un bando per la privatizzazione. Che arriva solo nel 2013. «Un bando pieno di errori – contesta il sindaco Di Paola -. Non fu pubblicizzato affatto, eccetto che sulla Gazzetta Ufficiale siciliana. La gara andò deserta. Da quel momento, chissà perché, non si è ripetuta la pubblicazione del bando che avrebbe sottratto questo bene alla politica».

Insomma la questione si rimpalla passando da una gestione collettiva a quella commissariale. Per finire sempre al punto di partenza. Ossia i debiti. Che lievitano fino ad arrivare agli attuali 8 milioni di euro. Eppure, finché resta aperto, soprattutto nella stagione estiva è pieno di turisti. Due settimane ad agosto arrivano a costare 1300 euro a persona. Gli impianti funzionano bene, l’hotel è di lusso, il panorama spettacolare. C’è anche una piscina termale alimentata con acqua sulfurea. tra l’altro tutte le cure sono convenzionate con il Sistema Sanitario Nazionale. La Regione Sicilia con un’assemblea dei soci del 6 marzo scorso delibera la chiusura delle attività ordinarie. Ci rechiamo a Sciacca il 30 aprile. Sui muri della piscina termale c’è un cartello che avvisa dell’imminente apertura del 1 maggio, il giorno dopo. L’acqua è verde per la sporcizia, i giardini incolti. Una porta di servizio è socchiusa. Entriamo. Visitiamo l’hotel a quattro stelle della Regione. La hall è un trionfo di marmi e grandi vetrate. Tutto è intatto, come sotto incantesimo: i divani in pelle, i tappeti, le piante ornamentali, c’è persino un pianoforte a coda. La reception espone le guide turistiche della città e l’elenco dei trattamenti termali che è possibile eseguire.

Anche gli uffici amministrativi sono aperti. Un registro pronto a prendere le prenotazioni di maggio mostra la pagina intonsa, i telefoni sono staccati, i computer anche. Prendiamo le chiavi di due stanze: la suite e una camera all’ultimo piano. Lungo i corridoi ci sono le réclame dei trattamenti di bellezza. Apriamo la porta rossa della suite al primo piano. Niente è stato ancora vandalizzato. I letti però sono disfatti, la camera è in disordine. Sembra sia stata lasciata così dall’ultimo cliente che l’ha occupata. Il bagno ha la doccia con l’idromassaggio. Ci sono tutti i comfort di un albergo a quattro stelle: l’impianto stereo, la tv a schermo piatto, l’armadio con ante scorrevoli, il frigobar, l’aria condizionata. Saliamo all’ultimo piano, una stanza ordinaria, stessa situazione. Apriamo le persiane, usciamo sul balcone e godiamo di uno panorama unico. Dei circa cento lavoratori che erano impiegati qui, più della metà è stata assorbita negli uffici regionali siciliani. «Con quale competenza? Nessuna» risponde laconico il sindaco. Ricorda la legge ad hoc emanata dal governo insulare per creare un ruolo unico per questi addetti. Una cosa che fu possibile realizzare in quanto il personale dell’albergo risultava inquadrato come «dipendente regionale».

A restare in mezzo a una strada sono coloro che chiesero di continuare a lavorare alle terme e gli stagionali che nel tempo sono stati assunti per coprire la domanda turistica estiva. Una cinquantina di persone. Senza contare tutto l’indotto che da sempre vive attorno al complesso termale. Attualmente si stanno studiando proposte per affidare l’hotel a una cordata di imprenditori privati e le terme all’Azienda Sanitaria locale. Ma mentre la politica studia, la stagione turistica è iniziata. «Già da marzo stiamo ricevendo tante telefonate di turisti che vogliono prenotare un soggiorno alle terme – ci dicono all’ufficio Turismo della Regione Sicilia -. Inizialmente rispondevamo di richiamare dopo qualche giorno per problemi tecnici. Ora diciamo direttamente che l’impianto è chiuso. Se non vandalizzano ogni cosa speriamo apra l’anno prossimo». Proprio accanto alle terme c’è un teatro moderno, noto come teatro Samonà, dal nome del progettista Giuseppe Samonà. Siamo nel 1973. I lavori procedettero a singhiozzo fino al 1982. Poi un lungo periodo di stop. Si riprese a costruire con progettazioni a stralcio. La spesa lievitò al punto da meritarsi le pagine del Wall Street Journal. Ai 30 miliardi di lire iniziali furono aggiunti altri 10 milioni di euro (8,5 milioni più altri stanziamenti periodici). Il teatro avveniristico con doppia sala non ha mai funzionato. Dal 22 al 25 maggio aprirà eccezionalmente per ospitare il congresso del Rotary club. Dopodiché chiuderà per consentire l’ennesimo intervento edilizio. Occorrerà abbattere un muro costruito nel bel mezzo del palcoscenico. «Fu una genialata dei tecnici, roba da laurea honoris causa. In questo modo l’hanno reso inutilizzabile per qualsiasi tipo di rappresentazione teatrale – cèlia il primo cittadino – . Ormai quando ci dicono che il governo siciliano sta per investire sul nostro territorio ci tremano i polsi».

Fonte: corriere.it (Le inchieste – 12 maggio 2015)

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