APPELLO ALLE DONNE ED AGLI UOMINI SICILIANI: fate sentire il vostro NO! La Costituzione è di tutti, difendiamola, difendiamoci DA PERSONE LIBERE!
UN MARE DI DEMOCRAZIA PER DIRE NO AL REFERENDUM DEL 4 DICEMBRE UN NO ALL’ESPROPRIAZIONE DELLA SOVRANITA’ POPOLARE E TERRITORIALE
il prossimo 4 dicembre saremo chiamati a confermare o respingere le modifiche alla nostra Carta Costituzionale. Il Forum Siciliano dei Movimenti per l’Acqua ed i Beni Comuni, che dalla prima ora ha aderito al Coordinamento Nazionale per la Democrazia Costituzionale, insieme ad oltre 160 organizzazioni ambientaliste e reti sociali a livello nazionale promuove il No dei territori.
Aldilà della retorica sulla semplificazione dei procedimenti, sulla velocità di approvazione delle leggi e sul risparmio generato, elementi tutti facilmente smentibili dai dati oggettivi, è inquietante osservare come le modifiche soggette al referendum ripercorrano i punti programmatici del Piano eversivo di rinascita democratica sequestrato a Licio Gelli nell’’85, aggiornati ai contenuti nella lettera che la BCE inviò all’allora Presidente Berlusconi nel 2011, ed esaudiscano i desiderata della banca J.P. Morgan espressi nel documento del 28/5/2013. Secondo J.P. Morgan le costituzioni antifasciste del sud Europa hanno ”esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali che salvaguardano i diritti dei lavoratori e la licenza di protestare se vengono proposte sgradite modifiche dello status quo”. Sembra evidente che il risultato del referendum del 2011 non sia stato gradito: i cittadini non mettano il becco negli affari che spostano miliardi, come acqua, energia e servizi pubblici locali. Per averne ulteriore conferma basta guardare a chi oggi si schiera per la vittoria del Sì, da confindustria, al sistema bancario, dalla Merkel, a Marchionne, e via dicendo.
Il vero cuore della riforma è infatti la modifica del Titolo V con la quale si accentrerebbero nelle mani del Governo tutte le competenze oggi condivise con le Regioni e i Comuni, determinando una vera e propria espropriazione delle autonomie locali e della democrazia di prossimità, grazie alla clausola di supremazia, che introduce la possibilità di far passare come inoppugnabili tutte quelle politiche volte alla privatizzazione (scuola, sanità, territorio, agricoltura, risorse energetiche, acqua, rifiuti, servizi pubblici locali, etc.) già oggetto dei provvedimenti legislativi del Governo e che troverebbero piena attuazione se le riforme venissero approvate. Proprio perché in Costituzione, le scelte del governo centrale non sarebbero più soggette a intese/ contrattazioni con gli enti locali.
È del tutto evidente che se prevalesse il sì ci risveglieremmo in un Paese in cui la Sovranità del Popolo sarebbe ridotta in favore dell’esecutivo di governo, e le parole democrazia, diritti, beni comuni, sovranità dei territori, partecipazione, ma anche ripudio della guerra, giustizia sociale, ambientale, alimentare e tanto e tanto altro non sarebbero che vuoti simulacri in una visione in cui lo Stato, inteso come regolatore dell’interesse collettivo di una ampia comunità, verrà ridotto ad esecutore materiale delle politiche imposte dalla finanza globale in una corsa sfrenata verso la liberalizzazione e privatizzazione di cui l’approvazione dei trattati internazionali, a partire da CETA e TTIP sono portatori. Un Paese in cui troverebbero conferma tutte quelle politiche già espresse con le “riforme” del Governo Renzi, (Fornero, Job Act, Sblocca Italia, Madia, Buona Scuola, etc.), di cui stravolgendo la Costituzione si vuole una ratifica definitiva a posteriori e mani libere in futuro, al contempo sbilanciando i poteri dello Stato per sferrare l’attacco definitivo al già provato sistema giudiziario da mettere anche formalmente sotto il controllo politico dell’esecutivo di governo.
La Sicilia ha già pagato e paga un tributo altissimo al perverso intreccio tra politica ed interessi economici e finanziari. Oggi non ci stupisce il Sì a queste riforme del Presidente Crocetta, che si comporta come se le modifiche alla nostra Costituzione fossero già in vigore.
Eclatante ed esemplificativa della posizione del governo Crocetta è l’approvazione della legge 19/15. sull’Acqua Pubblica. Una legge voluta dai cittadini e dagli enti locali che l’hanno promossa per iniziativa Popolare e Consiliare già nel 2010, che è passata dalla confermata volontà popolare con i referendum del 2011 e che ha visto la luce nel 2015 dopo ben cinque anni di lavori parlamentari che hanno attraversato gli ultimi tre governi regionali. Una legge impugnata da Renzi presso la Corte Costituzionale sulla base dei contenuti del Decreto Madia e per la quale la Regione anziché proporsi come parte resistente innanzi alla Corte, come avrebbero consigliato il buon senso, il rispetto per l’Assemblea regionale che l’ha approvata e soprattutto per lo Statuto Siciliano che attribuisce alla Regione competenza esclusiva, ha contrattato le modifiche al DDL secondo la volontà del governo nazionale. Modifiche che se venissero oggi presentate al Parlamento siciliano non avrebbero neppure la foglia di fico della legge Madia che è stata recentemente giudicata incostituzionale dalla Corte Costituzionale con sentenza 251 proprio perché lede la concertazione tra stato e regioni. Avremmo preferito che questa sentenza fosse stata emessa anche grazie al ricorso della Sicilia oltre che del Veneto, ma così non è stato. Così come non sono stati ancora emessi dal Presidente Crocetta a distanza di un anno e mezzo Gli atti attesi entro 90 giorni dalla pubblicazione della legge 19/15 per la verifica e la rescissione dei contratti con i gestori privati. (Tutti interessati a vario titolo dalle indagini della magistratura, ma che trovano da parte del Presidente, dell’Assessore competente e dagli altri organismi deputati all’attività di controllo un totale disinteresse).
Insieme a Renzi Crocetta ha già boicottato il referendum del 17 aprile sulle trivelle impedendo che la Regione Siciliana fosse tra quelle che lo promuovevano ed aprendo la strada a nuove trivellazioni; ha già rinunciato al contenzioso già vinto con lo Stato per ben cinque miliardi di euro per poi scappellarsi dinanzi alle elemosine del governo, ha già tradito ogni promessa elettorale; dal Muos, all’Acqua Pubblica, passando per la proposta di nuovi inceneritori anziché avviare una corretta politica di recupero delle materie prime seconde con la strategia rifiuti zero, la Regione non ha proposto alcuna visione di governo del territorio né di cambiamento di rotta politica, economica ed etica rispetto ai governi che lo hanno preceduto. Non è stata in grado di programmare e spendere le ingentissime somme messe a disposizione dall’Europa, soprattutto non ha saputo spezzare i legami e le compromissioni tra politica, pubblica amministrazione e le mille opacità di un sistema spesso clientelare e collegato a quello affaristico-mafioso, come confermano i mille scandali che hanno interessato e continuano ad interessare i livelli più alti delle cariche politiche ed amministrative.
A noi piace immaginare un futuro migliore per la nostra Regione e per il Paese.
Il Forum siciliano dei Movimenti per l’Acqua ed i Beni Comuni promuove un modello di sviluppo sostenibile basato sulla conversione ecologica, sull’economia circolare richiamata dalle direttive europee, sulla democratizzazione della gestione delle risorse e dei Beni Comuni, sulla Pace e sulla giustizia sociale ed ambientale, sulla democrazia partecipativa. In questi ultimi 10 anni ha intrecciato proprio percorso con quello dei Comuni e delle comunità locali promuovendo insieme la prima legge regionale di iniziativa Popolare e Consiliare per l’Acqua pubblica, i referendum popolari del 2011, il Comitato per la conversione ecologica nel 2015, il Comitato regionale “Vota SI per fermare le trivelle” per il referendum dell’aprile scorso e tanto e tant’altro. Insieme abbiamo costruito e sperimentato l’orizzontalità della nostra azione comune basata esclusivamente sugli obiettivi condivisi, aldilà delle appartenenze e dei colori politici, per il bene comune.
Oggi la nostra Democrazia, i nostri diritti, la possibilità di poter ancora incidere sulle scelte strategiche del nostro Paese e della nostra Regione, di poter promuovere un cambiamento positivo e concreto anziché sottomettere alla dittatura dei mercati e della finanza le nostre stesse vite e quelle delle generazioni future dipendono da ognuno di noi. Il 4 dicembre saremo tutte e tutti madri e padri costituenti, di una Costituzione mai compiutamente applicata ma che disegna la società giusta, libera e democratica che vorremmo. Facciamo appello a tutte e tutti a difenderla aldilà delle appartenenze, delle ideologie, dei ruoli rivestiti, da persone responsabili, libere e pensanti, a dichiarare il proprio NO, a spiegarlo al maggior numero di persone. Perché la Costituzione garantisce tutti, perché dalle modifiche non si potrà tornare indietro, perché nessun giovane ci chieda domani voi dove eravate mentre tutto ciò accadeva?