l’altra”SCIACCA LO RIVUOLE” 5


Vogliamo occuparci anche noi della vicenda del melqart di Sciacca, antico reperto ritrovato da saccensi in acque non lontane da noi e che dopo una lunga serie di baratti, vendite e contese ha trovato dimora presso il museo archeologico regionale “A. Salinas” di Palermo.

Prima di passare alle nostre considerazioni è giusto fare un passo indietro e ripercorrere la storia di questo prezioso manufatto.

Nel Gennaio 1955, durante una battuta di pesca, nelle reti del motopesca saccense “Angelina madre” fu rinvenuta una statua bronzea di circa 38 cm ad una distanza di 20 miglia dalle coste siciliane.

All’inizio non fu data tanta importanza a tale reperto e il marinaio SANTO VITALE, la porto con sé e fu esposta nel negozio di generi alimentari del padre CALOGERO VITALE.

La statua fu notata dal vicino Giovanni Tovagliari, il quale la comprò (si dice addirittura che lo barattò con alcuni fiaschi di vino).

Tovagliari, rendendosi conto dell’importanza del reperto, lo sottopose all’esame di STEFANO CHIAPPISI, esperto in storia, il quale accertò che si trattava di una statuetta fenicia (IX-XI sec A.C.) che raffigurava molto probabilmente melqart, il dio del mare. Altre statue del genere erano state rinvenute al mondo, ma questa le superava in importanza, specie per le sue dimensioni.

Appena saputa la notizia il SOVRINTENDENTE AI BENI CULTURALI DELLA PROVINCIA DI AGRIGENTO richiese il melqart, come proprietà dello Stato poiché per le legge italiana tutti i reperti rinvenuti appertenenti all’ eredità culturale appertengono allo Stato.

Ma Tovagliari decise di donarlo al comune di Sciacca, capendo il legame culturale con la città, che lo accettò e lo affido a MONSIGNOR AURELIO CASSAR che lo custodì nella sezione storica della biblioteca comunale.

Ad un certo punto intervenne MICHELE SCAGLIONE, proprietario del motopesca che lo aveva ritrovato, il quale riteneva che le sfera di applicazione della legge italiana era limitata al territorio italiano e al mare territoriale (circa 6 miglia). Egli pertanto richiedeva che il melqart fosse dichiarato di sua proprietà, come un “res nullius”, poiché era stato ritrovato dal suo motopesca.

Si innescò così una disputa tra STATO, COMUNE DI SCIACCA, MICHELE SCAGLIONE e gli EREDI DI TOVAGLIARI. Questi ultimi ritenevano che il padre, ormai defunto, non aveva donato la statua al municipio, ma gliela aveva affidata in custodia.

Il 9 gennaio 1963 il tribunale di Sciacca pose fine a questa diatriba con una sentenza innovativa che decretava che il motopesca battente bandiera italiana era considerato parte del territorio italiano. Le reti che pescarono il melqart facevano parte del motopesca e di conseguenza del territorio italiano. Pertanto ci si ritrovava in una situazione analoga ad un ritrovamento in terraferma per il quale vige le legge italiana sui beni culturali. Quindi il melqart fu dichiarato proprietà dello Stato e dato al sovrintendente ai beni culturali di Agrigento, il quale concordò un baratto con il museo archeologico regionale di Palermo (dove tutt’ora si trova), ottenendo in cambio un altro reperto.

Come si evince da questa sintesi, la vicenda appare abbastanza contorta e oscura in certi tratti. L’altrasciacca è dell’idea che il melqart debba tornare a Sciacca, per rendere giusto merito ai concittadini che l’hanno ritrovato e a testimonianza dei popoli che hanno transitato per i nostri mari.

Altresì sta per essere completato il “museo del mare”, in cui assumerebbe la giusta rilevanza e grado di importanza.

Pertanto ci associamo al grido della lega navale: “ Sciacca lo rivuole”

Ecco il video-spot-documentario:


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