Antiquarium di Monte Kronio – Stufe di S. Calogero


Sciacca, Monte Kronio visto da sud.

Sciacca, Monte Kronio visto da sud

Il Monte Kronio visto dall'alto - Foto: http://goo.gl/P9zfO3

Il Monte Kronio visto dall’alto – Foto: http://goo.gl/P9zfO3

L’esposizione museale occupa i locali ubicati all’ultimo piano del complesso termale delle Stufe di San Calogero o grotte del Kronio, sulla sommità dell’omonimo Monte che sovrasta, da Nord, la città di Sciacca nota per l’importanza del bacino idrotermale che, sfruttato ab antiquo a fini terapeutici, ancora oggi costituisce la principale risorsa turistica del comprensorio.

Il piccolo antiquarium, inaugurato negli anni ‘80 del secolo scorso, è stato oggetto di recenti lavori di riconfigurazione e riallestimento finanziati con fondi della Comunità europea. Vi sono esposti i materiali archeologici di epoca preistorica e storica provenienti da scavi e da ricerche condotte, dagli anni ‘60 del secolo scorso sino al 1986, all’interno del complesso ipogeo di origine carsica che si sviluppa all’interno del Monte e la cui singolare unicità è legata alla presenza di fenomeni vaporosi che, risalendo lungo la rete di gallerie che lo attraversa, fuoriescono dalle cavità superiori, le c.d. Stufe di San Calogero, ancora oggi sfruttare per fini terapeutici.

Il monte e i fenomeni vaporosi tra ricerca speleologica e archeologia

Sezione semplificata del complesso di grotte del Monte Kronio. Disegno della Commissione Grotte E. Bogean - Immagine: http://goo.gl/vnjfS8

Sezione semplificata del complesso di grotte del Monte Kronio. Disegno della Commissione Grotte E. Bogean – Immagine: http://goo.gl/vnjfS8

Il fenomeno dei vapori di risalita, del quale è accertata la connessione con il sottostante bacino idrotermale saccense, è ancora oggi oggetto di studio da parte della Commissione Grotte E. Bogean del CAI di Trieste. Proprio al CAI di Trieste si deve, nel 1957, l’avvio delle esplorazioni nelle viscere del Monte con una discesa lungo l’inghiottitoio Medeot al fondo del quale furono esplorate le gallerie Bellitti e Di Milia: la temperatura assai elevata – sino a 40° – e la presenza di un tasso di umidità pari al 100% rendevano impossibile la sopravvivenza umana. All’epoca l’eccezionalità dell’impresa, condotta con primi apprestamenti sperimentali che consentirono una permanenza, anche se di breve durata, nelle gallerie si arricchì dell’inaspettato rinvenimento di uno straordinario deposito archeologico ancora oggi in situ: è costituito da oltre 40 grandi vasi di età preistorica, più precisamente dell’eneolitico finale. La presenza di ossa umane, sebbene non sempre in chiara associazione con i grandi contenitori di fase malpassiana (fine III millennio a.C.), suscitò, e ancora oggi suscitano, importanti interrogativi circa la natura del deposito antropico, certamente di carattere rituale. Fu ipotizzato che le cavità fossero state utilizzate quali sepolture dai frequentatori preistorici delle grotte, frequentazione che avrebbe avuto termine in coincidenza con l’insorgere del fenomeno vaporoso, probabilmente dovuto al collegamento determinatosi ad un dato momento tra il bacino idrotermale ai piedi del monte e il suo sistema carsico.

Antro di Dedalo, Monte Kronio - Foto: http://goo.gl/vnjfS8

Antro di Dedalo, Monte Kronio – Foto: http://goo.gl/vnjfS8

L’eccezionalità dell’impresa speleologica e delle scoperte archeologiche, queste ultime condotte dall’archeologo Santo Tinè, suscitò grande interesse e scalpore. A Partire dal 1962, pertanto, le ricerche furono avviate nelle grotte superiori, all’interno del Buco del Fico e dell’Antro Fazello. Solo sporadici interventi interessarono invece l’Antro di Dedalo dove la caratteristica sequenza di sedili era utilizzata, pare dal V secolo d.C. in poi, per accogliere coloro che si sottoponevano a cure di tipo termale, come ancora oggi accade.

Gli scavi intercettarono una importantissima sequenza stratigrafica e dimostrarono che le grotte superiori erano state frequentate a partire dal Paleolitico. Fu, tuttavia, dall’età neolitica che queste furono più intensamente occupate: se le fasi più antiche di tale orizzonte culturale sono attestate dal rinvenimento di una caratteristica ceramica decorata ad impressioni, il Neolitico medio appare documentato dalla interessante serie di ceramiche impresse ed incise, tanto caratteristiche da isolare, al momento della scoperta, uno stile, detto, appunto, del Kronio. Anche le grotte superiori, secondo gli studi sinora condotti, pare siano state abbandonate durante l’eneolitico finale per essere rioccupate, forse a fini cultuali, se non già terapeutici, a partire dall’età arcaica.

La testimonianza di Diodoro Siculo sulle imprese di Dedalo in Sicilia riconduce alla presenza delle grotte del Kronio e all’eccezionalità del fenomeno vaporoso, noto già nell’antichità.

L’esposizione

Spedizione del 2011, due grandi vasi eneolitici - Foto G. Savino, archivio La Venta,

Spedizione del 2011, due grandi vasi eneolitici – Foto G. Savino, archivio La Venta,

L’importanza dei depositi archeologici – la cui sintesi si offre nel piccolo antiquarium – fa del Monte San Calogero una delle realtà archeologiche più interessanti del panorama scientifico internazionale, sia per condizione dei rinvenimenti che dell’attuale giacitura connessa con la specificità geomorfologica dell’altura interessata dalla fuoriuscita di vapori dalle cavità carsiche superiori (antro di Dedalo e degli animali) inglobate nel moderno edificio delle terme. Pertanto, la particolare ubicazione dell’antiquarium all’interno del medesimo complesso termale conferisce all’insieme particolare significato data la stretta connessione con le vicine grotte vaporose, circostanza, tra l’altro, documentata dalla singolare presenza, proprio all’ingresso, della bocca fumante di fuoriuscita dei vapori dell’antro di Dedalo.

L’esposizione, ancorché sviluppata attraverso un breve percorso, risulta di sicuro interesse: illustra la sequenza cronologica delle più antiche frequentazioni che interessarono le Stufe di San Calogero. Un plastico con uno spaccato del Monte esemplifica il sistema carsico, con il suo deposito antropico ancora in situ e l’intricata rete di gallerie attraverso la quale è ipotizzata la risalita dei vapori.

Particolarmente curato è l’apparato didattico-documentario: esso si apre con uno sguardo ai fenomeni di vulcanismo sottomarino che caratterizzano il canale di Sicilia in prossimità delle coste saccensi, fenomeni attivi che nel 1831 diedero origine alla effimera emersione dell’isola Ferdinandea. Seguono, quindi, l’illustrazione dei fenomeni vaporosi del Monte Kronio dei quali si indicano le ipotesi sull’origine, la storia delle esplorazioni speleologiche e quella delle ricerche archeologiche; l’illustrazione dei più importanti rinvenimenti operati nel corso delle indagini condotte nelle grotte superiori accompagna l’esposizione dei reperti in due vetrine: la prima dedicata alle fasi preistoriche, la seconda alla loro frequentazione a partire dal VI secolo a.C., sino ad età medievale ed oltre.
L’esposizione didattica si conclude con una sintesi sulla la storia del termalismo a Sciacca, sede in età tardo antica di un importante centro amministrativo e fiscale dell’impero romano, e sul Monte Kronio dove, dopo il V secolo, è tramandata la presenza del Santo taumaturgo Calogero.

Fonte: http://goo.gl/OG8Im3

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