GUAI A CHI CI RUBA L’ACQUA


Un breve racconto autobiografico di Andrea Camilleri, una testimonianza sulla sua personale scoperta del valore dell’acqua offerta alla Fondazione Africana per la Medicina e la Ricerca (AMREF), in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua.

Qualche anno fa, sui giornali e su alcune riviste, apparve la notizia che alcuni scienziati avevano fatto una scoperta sorprendente, vale a dire che l´acqua conservava in sé la memoria della sua storia. Naturalmente poi la cosa venne smentita e si capì che si trattava di un´invenzione, anche bella a rifletterci bene, anche poetica. Però non era vero. E´ al contrario vero che probabilmente nel dna di ognuno di noi c´è una certa memoria dell’acqua. Io posso portare una testimonianza in questo senso.

Possiedo in Toscana, alle pendici dell’Amiata, una casa che ha attorno circa un ettaro di terra. A poca distanza dalla casa c´è un pozzo. Un giorno mi accorsi che verso la fine del campo cresceva una certa erba che in Sicilia avevo visto nascere dove c´è l´acqua. Mi dissi che lì doveva esserci, di conseguenza, dell’acqua. Infatti mi chinai, toccai la terra, vidi che era soffice e così, per puro divertimento, tornai a casa, presi una vanga e cominciai a scavare. Evidentemente si trattava di una vena di quel pozzo che io avevo più alto. Poco dopo, infatti, cominciò ad affiorare l´acqua. E´ sempre una bella sensazione vedere affiorare l´acqua, anche quando sai sicuramente che non è una scoperta, anche quando, per esempio, fai una buca a riva di mare e sai che dopo poco arrivi all’acqua. Naturalmente in campagna l´emozione è maggiore.

Bene, io scavai una buchetta di non più di cinquanta centimetri di profondità e larga pochissimo, e me ne tornai a casa. Così, per puro divertimento come ho detto. Nello spazio di due o tre anni l´acqua allargò l´imboccatura della buca, erose la terra e venne fuori un curiosissimo pozzetto assai comodo per prendere l´acqua.

Un pomeriggio avevo finito di pranzare e me ne stavo seduto comodamente su una sedia a sdraio. Era una bellissima giornata, io pensavo ai fatti miei e mi stavo preparando ad un sonnellino, quando ad un tratto vidi che il contadino proprietario del campo accanto al mio faceva una cosa del tutto naturale, per lui. Siccome tra il mio campo e il suo non c´era nessun muretto divisorio, nessuna siepe, lui con un catino in mano era entrato nel mio campo e sotto i miei occhi, tranquillamente dal momento che non stava commettendo niente di straordinario, si era chinato per riempire il catino d´acqua.

A questo punto non so realmente cosa capitò dentro di me. Mi trovai dentro casa che urlavo come un matto, nel terrore di mia moglie, e già stavo salendo i gradini che portavano verso la stanza da letto dicendo a gran voce «Dov’è il fucile? Dov’è il fucile da caccia?». Mia moglie atterrita disse: ma perché? che c´è? che vuoi fare? «Devo sparare ad uno che mi sta rubando l´acqua», e mentre dicevo questa frase mi resi conto dell’assurdità di ciò che stavo dicendo e mi misi a ridere.

Però, su questo gesto che evidentemente proveniva dalla profondità proprio storica del mio essere, mi misi a riflettere. Io sono di origini credo africane o qualcosa di simile, maghrebine come minimo. E pensai che forse questo aspetto del mio passato remotissimo deve essere emerso, in quel momento, da quelle terre dove l´acqua ha un valore assoluto, un valore di sopravvivenza. Non certo in Toscana dove di acqua ce n´è in abbondanza.

E per un attimo devo dire che ho avuto paura di questo profondo gorgo che mi aveva riportato all’indietro e che però era servito a sottolineare dentro di me l´importanza dell’acqua.
Del resto io sono nato e vivo in Sicilia, e l´acqua ancora oggi al mio paese non c´è tutti i giorni. In fondo noi il valore dell’acqua lo conosciamo benissimo.

Andrea Camilleri

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