CHE QUESTO MOVIMENTO POSSA OGNI GIORNO CRESCERE DI PIU’! 1


Vi proponiamo integralmente (CLICCA QUI per scaricarlo) uno degli interventi più apprezzati della manifestazione dello scorso 28 Febbraio presso il Cinema Astor di Agrigento.

Si tratta della Relazione introduttiva curata da Vito Ferrantelli, sindaco di Burgio, in prima linea con il Movimento dei sindaci contrari alla privatizzazione dell’acqua, fin dal giorno del suo insediamento:

Bene, a me l’onere ma soprattutto l’onore di dare inizio ai lavori di questa giornata porgendo innanzitutto un caloroso saluto ai cittadini arrivati oggi ad Agrigento dai tanti comuni della nostra provincia.
Ma un affettuoso saluto voglio rivolgerlo in particolare a quanti, da più parti della nostra meravigliosa isola, mossi esclusivamente da un sincero slancio ideale, hanno fatto tanta strada per partecipare a questa importante manifestazione.
Una manifestazione che, e i fatti lo dimostrano, ha oramai superato i confini provinciali per assumere una rilevanza di carattere regionale.
E la presenza così numerosa, spontanea e generosa di tanti cittadini se, da un lato, conferma la piena riuscita dell’iniziativa, dall’altro, testimonia l’alto grado di sensibilità civile e sociale che un tema così importante come quello dell’acqua suscita nelle popolazioni.

Si proprio l’acqua, l’elemento acqua che è indiscutibilmente un bene primario per la salute, per l’equilibrio naturale e per la vita di ogni essere umano.
Ed è proprio per questo che essa deve essere assolutamente sottratta a qualsiasi logica di mercato e di profitto e continuare ad essere mantenuta esclusivamente nella gestione pubblica.
E sul tema dell’acqua anche in provincia di Agrigento si è costituito un comitato formato da una ventina di Sindaci che ha, nel corso di questi ultimi anni, organizzato, oltre che una decisa azione giudiziaria peraltro tuttora in corso, diverse iniziative di coinvolgimento sociale e civile su questo problema molto sentito dalle popolazioni locali.

Un movimento che, proprio non più tardi di una settimana fa, ha conseguito un grande risultato politico con lo svolgimento di più di trenta consigli comunali in provincia di Agrigento, convocati tutti nello stesso giorno, nella stessa ora e con gli stessi punti all’ordine del giorno, inerenti appunto le problematiche sull’acqua.
Di giorno in giorno pare che questo movimento stimolato e spinto dall’impeto e dal sostegno popolare continui sempre di più a crescere e qualcuno, che probabilmente si preoccupa della sua concretezza e incisività, nel tentativo di provare a delegittimarlo, infierisce su di esso definendolo un movimento ideologico, espressione, cioè, di un pensiero politico di parte e comunque strumentale e funzionale agli interessi di uno schieramento politico.
Questo non è assolutamente vero.
Checché se ne dica è questo invece un movimento politicamente trasversale, che coinvolge rappresentanti di tutti i partiti e di tutte le aree politiche e che ha come denominatore comune e punto di incontro un obiettivo molto semplice: la difesa dei diritti elementari e della dignità del cittadino.
Il tentativo di migliorare la qualità dei servizi da offrire ai cittadini porta spesso a fare ritrovare insieme, attorno allo stesso tavolo, con intenti comuni e fortemente condivisi, sindaci che sono espressioni di realtà politiche assolutamente diverse.
Questa prassi politica, sempre più ricorrente, non deve sorprendere nessuno soprattutto quando, come nel caso del tema dell’acqua, vi sono in gioco le scelte che attengono appunto alla qualità della vita.
Pur tuttavia è curioso rilevare e probabilmente dovrebbe indurre ad una riflessione, come questa esigenza di confronto e di collaborazione fra sindaci su svariati temi sia sempre più continua: dall’acqua ai rifiuti, dalla sanità alla pubblica istruzione, questo incontro trasversale su argomenti concreti, a mio avviso, lascia intravedere l’orizzonte di una politica meno ideologizzata ma certamente più pragmatica, di una politica che si preoccupa di risolvere in maniera concertata e coordinata le pressanti istanze della quotidianità, di quei problemi, cioè, che sicuramente sono, anch’essi, portatori di idealità e di valori e che alla fine costituiscono appunto i veri contenuti della politica.
E comunque io sono convinto che si commetterebbe davvero un grave errore di valutazione, e questo lo dico soprattutto ai rappresentanti delle istituzioni ma anche a tutti gli operatori e amministratori pubblici, se non si comprendesse o si facesse finta di non comprendere che dietro, davanti e intorno a questa onesta e civile battaglia politica non ci sono solo i Sindaci, non ci sono i Presidenti di Consiglio comunale o i Consiglieri comunali, ma c’è soprattutto la gente, ci sono innanzitutto i cittadini.
Sono loro i veri sostenitori e animatori di questa accesa protesta.
E in questa lotta i cittadini chiedono ai loro eletti di essere in prima fila
per condurre una lotta di civiltà
le cui ragioni sono da ricercare nella rabbia e nella disperazione diffuse nelle popolazioni della nostra provincia,
nell’ultima provincia d’Italia dove in nome del risparmio ti tolgono la guardia medica e non devi parlare, ti cancellano l’ospedale e devi subire, ti aumentano il costo della spazzatura e devi stare zitto, ti moltiplicano il costo dell’acqua e devi ubbidire;
insomma, diciamolo pure chiaramente, dalle nostre parti il cittadino non ne può più e non ce la fa più e quindi altro non può fare che chiedere aiuto alle istituzioni più vicine a lui.
E queste istituzioni cosa devono fare? Devono rimanere assolutamente insensibili e andare avanti o si devono fare portavoci di questo urlo di rabbia e di disperazione?

E tutto questo si verifica, tra l’altro, in un periodo in cui le nostre rappresentanze politiche regionali e nazionali appaiono lontane e distanti dalle emergenze e dalle gravi problematiche che esprimono i nostri territori,
E allora io credo che i sindaci ed i consigli comunali, democraticamente eletti dai cittadini, siano rimasti realmente gli unici difensori dei legittimi interessi di territori e comunità che, per quanto abituati praticamente da sempre a convivere con le crisi, oltre a soffrire il dramma sempre più dilaniante della mancanza di lavoro, sono abbandonati a se stessi e succubi qualche volta di una politica che, con presunzione ed arroganza, scarica spudoratamente sui cittadini i costi della sua esistenza,
e i cosiddetti ATO, sia idrico che dei rifiuti, ne sono una evidente e nel contempo drammatica testimonianza.
I sindaci e gli amministratori locali vogliono fino in fondo rappresentare i bisogni dei territori nei quali sono stati eletti e lottano per la vera legalità, perché non v’è dubbio che esiste una legalità formale ed una legalità sostanziale.
Noi, in questa battaglia democratica e non violenta riteniamo di rappresentare la legalità sostanziale.
La privatizzazione del servizio idrico integrato, per molti comuni ha comportato un esponenziale aumento delle tariffe e dei servizi aggiuntivi, e in diversi casi il rischio inoltre di diminuire i turni di erogazione del prezioso liquido.
Come possono, dunque, un Sindaco o un Consiglio comunale eletti per difendere gli interessi dei cittadini, rimanere indifferente dinanzi al fatto che non solo non miglioreranno i servizi e non diminuiranno i costi ma addirittura gli stessi peggioreranno e saranno erogati magari ad un costo più elevato.
A questo si aggiunga che vi sono valide ragioni per poter affermare che, e innumerevoli testimonianze concrete a livello nazionale lo dimostrano, nessuna privatizzazione ha portato in alcun territorio né efficienza né efficacia, ma piuttosto solo aumenti sulle bollette a carico dei cittadini e uno scadimento della qualità del servizio.
E tutto questo puntualmente si è verificato in provincia di Agrigento,
La gestione affidata alla società Girgenti acque, infatti, ha dato luogo a proteste e critiche da parte dei cittadini, per le gravissime inefficienze ed i continui disservizi verificatisi, nonché per la totale assenza di qualsiasi programmazione, per l’alto costo dei servizi aggiuntivi, per una serie di problemi dai quali traspare la totale carenza di organizzazione imprenditoriale e di professionalità, necessari per la gestione di un servizio così complesso e importante per la vita dei 43 comuni della provincia di Agrigento.
E per questa lunga serie di inadempienze e disservizi i sindaci intendono dimostrare che ci sono in essere comprovati motivi per la risoluzione di un contratto che prevede l’affidamento della gestione del servizio idrico alla suddetta società per un periodo di trent’anni.

Ma come si accennava precedentemente questo movimento sta crescendo, e oggi vista questa grande partecipazione, assumendo esso una dimensione regionale pone le basi per la conquista di un maggiore potere contrattuale con la politica ed avere, quindi, più voce per farsi sentire.
Per farsi sentire dalla politica, per stanare i politici dal loro pesante ed imbarazzante silenzio, per coinvolgerli, per fare assumere a loro la responsabilità di ascoltare le esigenze e le istanze dei territori e rimettere al centro dell’agenda parlamentare la modifica del quadro normativo vigente e fare ritornare pubblica la gestione dell’acqua. E finché non lo faranno loro, ci proveremo a farlo noi, facendoci promotori di un disegno di legge di iniziativa popolare, che proprio da qui e oggi potrebbe muovere i primi importanti passi.

E, comunque, parallelamente a questa iniziativa è il caso anche di ricordare che i 30 consigli comunali riunitisi lo scorso 20 febbraio hanno lanciato una petizione popolare per una raccolta di firme contro la privatizzazione dell’acqua.
Per cui io approfitto di questa occasione per invitare i cittadini dei paesi della provincia di Agrigento a sottoscrivere la suddetta petizione ma anche ad impegnarsi per raccogliere il maggior numero di firme che alla fine del prossimo mese di marzo metteremo tutte insieme per consegnarle poi all’attenzione del Presidente della Regione e del Presidente della Repubblica.

E comunque, per concludere, l’augurio e la speranza per il prossimo futuro è che la generosa e onesta azione di questo movimento possa ogni giorno crescere sempre di più e trovare ulteriore consenso nelle popolazioni e nelle istituzioni, confidando sulla grande sensibilità dei cittadini e sulle nobili ragioni su cui il movimento stesso si fonda.
Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile: l’acqua non può essere proprietà di privati ma bensì un bene totalmente e completamente pubblico.
Ed è proprio sulla base di questa consapevolezza che viene proposta al legislatore la necessità di arrestare il processo di privatizzazione.
In Lombardia i Sindaci, 144 Sindaci, ci hanno impiegato un anno per convincere la Regione a cambiare la legge, i sindaci della provincia di Agrigento è da più di due anni che hanno iniziato la lotta e niente ancora si muove sul versante politico, ma nulla ci deve scoraggiare, bisogna piuttosto continuare ad essere ostinati e convinti perché quella che si sta portando avanti è certamente una battaglia difficile, ma è una battaglia di civiltà che, con gli strumenti della democrazia, dobbiamo avere il coraggio, la determinazione, la caparbietà e l’orgoglio di continuare. Una battaglia pulita e nonviolenta che, sia con il cuore che con la mente, dobbiamo sperare, presto o tardi, di riuscire a vincere.

Il Sindaco di Burgio
Vito Ferrantelli


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