RIPRENDIAMOCI L’ACQUA E LA DEMOCRAZIA!


Ieri 19-11-2009 l’ennesimo disegno di legge “VERGOGNA” di questo Governo Berlusconi è stato convertito in legge “VERGOGNA”. Il D.L. 135/2009 che PRIVATIZZA L’ACQUA è stato votato da 320 deputati che NON LO HANNO FATTO IN NOSTRO NOME! Ma la lotta non si ferma qui e riparte con maggiore forza e decisione perchè noi, come tutti i movimenti per l’acqua pubblica, non molleremo.

Vi proponiamo con immenso piacere la nota odierna del’amico Michele Botta, sindaco di Menfi:

“L’esito delle votazioni parlamentari, che non si condivide né per il metodo né per il merito, di fatto privatizza la gestione del Servizio idrico integrato, ma non fermerà l’azione del movimento sempre crescente in tutta Italia per impedire la mercificazione dell’acqua”. Il sindaco di Menfi, Michele Botta esprime chiaro il sentimento di amarezza e delusione per il via libera della Camera al decreto Ronchi che liberalizza alcuni servizi pubblici locali, fra cui la gestione dell’acqua. Botta e il suo Comune sono da sempre stati in prima linea, con gli altri sindaci dissidenti, contrari alla privatizzazione dell’acqua. “Il 25 novembre – annuncia Botta – saremo ancora a Palermo per sollecitare il Presidente dell’Ars Francesco Cascio a calendarizzare il disegno di legge che ripubblicizza l’acqua in Sicilia e in quell’occasione chiederemo anche al Presidente Lombardo di impugnare innanzi la Corte Costituzionale l’art.15 del decreto Ronchi. In alternativa saremo pronti a raccogliere le firme per un referendum abrogativo”. E della battaglia intrapresa anche dal Comune di Menfi contro la privatizzazione dell’acqua, il sindaco parlerà domattina, in onda a partire dalle 6.45, su Radio24 intervistato da Roberto Galullo nella trasmissione “Un abuso al giorno”.

Presenza, la sua, all’interno del movimento dei sindaci contrari alla privatizzazione dell’acqua in provincia di Agrigento, che valorizza, sempre di più, la nostra “battaglia di civiltà”. Una battaglia che non può essere politica come chi ha votato quel DL 135/09 alla Camera vorrebbe far apparire.
Noi siamo qui e saremo sempre di più.

RIPRENDIAMOCI L’ACQUA E LA DEMOCRAZIA

Avevano studiato tutto per bene. La privatizzazione dell’acqua inserita in
un decreto legge che nulla aveva a che fare con la stessa, il provvedimento
tenuto sotto silenzio, le veline dei grandi mass media amici dei poteri
forti e il consueto immobilismo delle opposizioni parlamentari.

Ma improvvisamente il giocattolo si è rotto : diverse migliaia di email
hanno inceppato i computer di deputati e senatori, oltre cinquantamila firme
raccolte in pochi giorni sono state consegnate alla Presidenza della Camera,
un presidio numeroso e colorato ha inondato Montecitorio e diverse decine di
iniziative sono state organizzate in tutti i territori del Paese
.

E la campagna “Salva l’Acqua” promossa dal Forum italiano dei movimenti per
l’acqua ha fatto precipitare il loro castello di carte : tutti hanno dovuto
prendere atto della gravità della norma che si andava approvando e hanno
dovuto prendere posizione (e perfino le opposizioni sono uscite dal
letargo).

Sintomatica “La Repubblica”, costretta a passare dall’incredibile editoriale
di Giannini del 9 novembre scorso (“La riforma dei servizi pubblici locali è
l’unica cosa buona fatta dal Governo”) a quello di Rumiz di ieri ( “Con
l’art. 15 siamo costretti a rinunciare ad un pezzo della nostra sovranità”).

Ed eccoli, Governo e Presidente del Consiglio “migliore degli ultimi 150
anni” costretti a chiedere la fiducia, perchè consapevoli di non averla;
costretti a chiudere le finestre del Palazzo per non ascoltare la società
che preme di fuori.

Hanno deciso di consegnare l’acqua ai privati e alle multinazionali, hanno
consapevolmente ignorato una legge d’iniziativa popolare, firmata da oltre
400.000 cittadini, che giace nei loro cassetti dal luglio 2007, hanno
ascoltato le sirene di Confindustria, ignorando la forte sensibilità sociale
e la diffusa consapevolezza popolare sull’acqua come bene comune e diritto
umano universale.

Ma la battaglia per l’acqua pubblica è appena cominciata e chi usa la forza
e l’arroganza sa che non può far altro che rendere evidente la propria
mediocre debolezza.

Chiederemo a tutte le Regioni di seguire l’esempio della Puglia e di
impugnare per incostituzionalità la nuova legge.

Promuoveremo in tutti i Comuni delibere d’iniziativa popolare per inserire
negli Statuti il principio dell’acqua bene comune e diritto umano universale
e la definizione del servizio idrico come “privo di rilevanza economica”,
sottraendolo così alla legislazione nazionale (diverse decine lo hanno già
fatto, tra gli altri Caserta, Napoli, Venezia e Ferrara).

Chiederemo ai 64 ATO, oggi affidati a SpA a totale capitale pubblico e
dunque a rischio di finire nelle mani dei privati, di scegliere la loro
trasformazione in enti di diritto pubblico, gestiti con la partecipazione
dei cittadini e delle comunità locali, così come si appresta a fare
l’Acquedotto Pugliese, il più grande d’Europa.

E chiameremo tutte e tutti ad una grande manifestazione nazionale per la
ripubblicizzazione dell’acqua e la difesa dei beni comuni per sabato 20
marzo, in occasione della giornata mondiale dell’acqua e ad una settimana
dalle elezioni regionali.

E se la discussione che promuoveremo, ampia diffusa e partecipata com’ è
sempre stata nelle pratiche del movimento per l’acqua, la riterrà opportuna,
valuteremo l’ipotesi di indire un referendum.

Perchè si scrive acqua, ma si legge democrazia.

E non abbiamo nessuna intenzione di rinunciare né all’una nè all’altra.

Marco Bersani

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