Centro Commerciale Tabasi: cosa è Collegno 2000? 3


Abbiamo appreso dagli organi di informazione locali di una nuova iniziativa per la realizzazione di un centro commerciale a Sciacca. “36 mila metri quadrati nel complesso sarà l’area interessata dal nuovo insediamento commerciale lungo i terreni di contrada Tabasi a Sciacca. Un investimento della Collegno 2000 Srl, società immobiliare con sede sociale a Terni ma anche a Torino e Roma, specializzata nella realizzazione di centri commerciali e grandi strutture di vendita. E’ la Collegno 2000 Srl infatti la società che ha realizzato il centro Forum a Palermo, l’Ikea a Torino e che conta 15 centri commerciali in tutta Italia. La superficie di vendita sarà di circa 18 mila metri quadrati con 40 negozi, oltre ad un ipermercato, mentre l’area destinata a servizi e’ di 26 mila metri quadrati circa. Saranno realizzati 2 piani di parcheggi al chiuso e 2 piani allo scoperto.” (fonte: belicenews.it)

Un centro commerciale del genere “se verrà realizzato, potrebbe rappresentare una delle più grosse strutture nel versante sud occidentale della Sicilia … Gli oneri di urbanizzazione che verrebbero versati al comune di Sciacca se venisse realizzata l’opera, ammontano a tre milioni e mezzo di euro” (fonte: rmk.it).

Si tratta di numeri che catturano naturalmente l’attenzione. Una domanda sorge spontanea: cosa è Collegno 2000 S.r.l.?

Abbiamo cominciato a raccogliere alcune informazioni effettuando delle ricerche in rete e incontrando non poche difficoltà.

Dal sito pronatura.it apprendiamo quanto segue:

Il 21 maggio 1997, epoca in cui (con grande ed ammirevole lungimiranza) si costituì la Collegno 2000 s.r.l., società avente come oggetto sociale la costruzione di edifici. Nonostante il nome, la Collegno 2000 apparentemente non aveva niente a che fare con Collegno, visto che i due soci che la costituirono erano uno di Terni (Romanelli Francesco) ed uno di Roma (Pittoni Pansa Noradino). Niente a che fare, se non fosse che sperava (o, possiamo dire, era certa?) di fare affari a Collegno. E, visto, l’oggetto sociale, gli affari non potevano che essere edifici. … Alla Camera di Commercio risulta che la Collegno 2000 s.r.l. fa parte di tale Gruppo Cardinali. Chi siano questi Cardinali non è chiaro. O per lo meno si capisce sempre dalla Camera di Commercio che sono tre soci e del gruppo fanno parte diverse piccole società.” (fonte: pronatura.it)

Visitando il sito civicacollegno.blogspot.it sembrerebbe che Franco Cardinali è a capo della rete societaria, che include figli e nipoti, del Gruppo Cardinali. L’organigramma della rete potrebbe essere rappresentato come di seguito:

Da quanto letto sul blog “Civica Collegno” sembrerebbe che il 12 Gennaio 2012 la proprietà di alcuni terreni del PIP di Collegno è stata trasferita da Collegno 2000 Srl a INLAND REALTY Spa con un atto di compravendita. Nessuna stranezza, ma pare che esista un contenzioso con la società che vende le sue proprietà, compresa un’ipoteca giudiziale di 70 mila euro da parte della TOP, società partecipata del Comune di Collegno, per il mancato versamento di affitti per la sede di Collegno 2000 S.r.l. Lo stesso articolo riporta che Collegno 2000 S.r.l. avrebbe alcune proprietà pignorate da Equitalia per più di 7 milioni di euro e, ciliegina sulla torta, nei mesi di gennaio e febbraio 2011, il signor Franco Cardinali avrebbe emesso assegni scoperti per circa 150 mila euro. (fonte: civicacollegno.blogspot.it)

Ovviamente si tratta di una ricostruzione basata su articoli pubblicati in rete, però c’è da dire che il signor Giovanni Lava, consigliere comunale di Collegno, è stato querelato per tutto quanto scritto sul suo blog ma il magistrato ha respinto la richiesta di rimozione immediata degli articoli che riguardavano Collegno 2000 S.r.l., condannando quest’ultima al pagamento delle spese legali e processuali: per il giudice gli articoli non sono diffamatori e restano al loro posto. (fontecivicacollegno.blogspot.it)

Sempre dallo stesso blog apprendiamo che:

La storia urbanistica di Collegno per almeno dieci anni, dal 2000 al 2010, è stata fortemente condizionata da una società immobiliare che pur essendo stata registrata a Terni alla fine degli anni ’90 venne chiamata Collegno 2000. Un nome, una vocazione. Infatti tutte le più importanti operazioni urbanistiche del decennio appena trascorso nella nostra città sono avvenute a suo nome: Centro Commerciale La Certosa, Castorama (oggi Leroy Merlin), Unieuro, ex area Italmacello, Ikea, ex area Elbi-Messer-Dettori, Golf Hotel Parco della Dora, … Affari per centinaia di milioni … Una società con un capitale sociale di qualche migliaio di euro che negli stessi anni ha operato e costruito grandi centri commerciali a Palermo, Genova, Roma, Lecce, tutte città dove ha lasciato una scia di polemiche accompagnate da una poco limpida reputazione. Da nessuna parte, però, ha fatto registrare una presenza così forte ed invasiva come a Collegno. Dieci anni con tanta nebbia e rare certezze. Di certezze se ne registrano due, anzi tre: a) la necessità di ottenere per ogni intervento immobiliare il cambiamento della destinazione d’uso delle aree su cui aveva in precedenza messo le mani; b) la pronta e prona condiscendenza delle amministrazioni D’Ottavio prima e Accossato poi ad approvare le varianti urbanistiche necessarie per portare a buon fine le operazioni su elencate; c) la progettazione affidata nove volte su dieci allo stesso professionista, l’architetto Antonio Besso Marcheis.” (fonte: civicacollegno.bogspot.it)

Anche a Sciacca sarà necessaria la variante al Piano Regolatore Generale (ancora non approvato) in quanto le aree di Contrada Tabasi sono attualmente destinate a “verde agricolo” e “impianti sportivi”.

In alcuni articoli si citano le iniziative di Palermo, Genova e Lecce. Cliccando sui seguenti link potrete approfondire ciò che sarebbe accaduto soprattutto a Palermo, realtà molto vicina a Sciacca non soltanto geograficamente:

Sulla base delle fonti sopra riportate è stato già detto che Collegno 2000 è stata registrata a Terni. Tornando in Umbria si scopre, dalla Sentenza n. 147 del 26 gennaio 1999 della Procura Regionale dell’Umbria della Corte dei Conti, che tale “Sig. Giuliano C. ha compiuto i seguenti atti gravemente illeciti: 1. nella sua qualità di Curatore del fallimento della “Soc. C.M.E. S.p.A.”, riceveva per sé, dal Sig. Cardinali Franco, una somma imprecisata e comunque superiore a lire 100.000.000 complessive, e da ultimo la somma di lire 20.000.000, al fine di compiere atti contrari ai doveri di ufficio (ed, in particolare, per esprimere pareri favorevoli alle istanze di affitto di azienda, alle richieste di rinnovo di contratti e di proroga nel pagamento di numerosi ed ingenti canoni scaduti, alle richieste avanzate da società collegate allo stesso sig. Cardinali; nonché per operare trattamenti di favore al medesimo Sig. Cardinali nella acquisizione di azioni della S.p.a. Nuova Autovox – facente capo sempre al Sig. Cardinali – possedute dal fallimento); […] In merito a tale processo penale, il Sostituto Procuratore ha poi precisato che nel corso degli interrogatori, di contenuto sostanzialmente confessorio, gli episodi criminosi integranti i reati di corruzione, abuso di ufficio ed interesse privato negli atti della procedura fallimentare, imputati al Sig. C., sono stati ammessi o confermati, tra gli altri, dal Sig. Cardinali Franco … , dalla figlia di quest’ultimo, sig.ra Cardinali Carla … , dall’imprenditore Sig. Leccese Andrea … e dall’imprenditore Ceccarelli Paolo … ” (fonte: amcorteconti.it)

E a proposito di Nuova Autovox spa, sono molto interessanti gli articoli presenti online datati fine anni ’80. Ad esempio, da La Repubblica del 12/11/1987:

ROMA La Nuova Autovox, l’ azienda elettronica romana nata sulle ceneri dell’Autovox, è alla resa dei conti. L’ azienda è praticamente chiusa e i creditori sono stati convocati per lunedì 16 novembre in Tribunale. Dovranno votare sull’ammissione al concordato preventivo. La Nuova Autovox offrirà in garanzia tutti i propri cespiti immobiliari. Ma i creditori potrebbero anche chiederne il fallimento. La storia della società, è a suo modo esemplare d’ un certo modo di bruciare pubblico denaro in imprese in crisi. Nel 1982, l’Autovox era ancora un’ importante società: controllava circa il 40 per cento del mercato italiano delle autoradio. Ma era già in difficoltà e per questa ragione si parlava già d’ un finanziamento pubblico, attraverso la costituenda Rel, la finanziaria pubblica che avrebbe dovuto provvedere al risanamento dell’ elettronica italiana. E così, a febbraio del 1983, la società venne acquistata a sorpresa da un piccolo imprenditore di Terni, Franco Cardinali, subfornitore Autovox. Cardinali aveva fatto bene i suoi conti. Cambiò la denominazione della società, trasformandola in Nuova Autovox e a novembre dell’ 83 riuscì a ottenere l’ ingresso della Rel (54% del capitale) con un finanziamento di 40 miliardi di lire. Finanziamento caldeggiato dall’allora amministratore delegato della Rel, ex amministratore delegato dell’Autovox, Pierino Panozzo. Di suo Cardinali mise pochi soldi: 500 milioni in tutto. Che tuttavia furono sufficienti per garantirgli il controllo e la gestione dell’ azienda con un controllo azionario del 46 per cento. Ma la nuova società non riusciva a decollare, la penetrazione giapponese aveva messo letteralmente in ginocchio il made in Italy dell’ autoradio e i creditori cominciarono a insistere per avere dalla Nuova Autovox i loro denari. A questo punto, rivelandosi abilissimo nei colpi di scena, Cardinali spostò la sede da Roma a Orvieto, con lo scopo evidente di seminare i suoi creditori che si erano rivolti al Tribunale di Roma. Nel 1985, la Rel si rese finalmente conto del fallimento dell’ operazione e fece sapere di essere pronta a liquidare la Nuova Autovox ormai ridotta a una scatola vuota con quasi tutti i dipendenti in cassa integrazione. Ma Cardinali rispose proponendo una ricapitalizzazione. Il tre luglio 1986 la Rel convocò un’ assemblea degli azionisti per procedere alla liquidazione. Ma non ci riuscì, anche perché Cardinali fu in grado di ottenere dal Tribunale di Orvieto il sequestro delle azioni pubbliche. La Rel fece allora ricorso al Tribunale di Roma, ottenne il reintegro dei suoi rappresentanti, ma Cardinali aveva già provveduto a un aumento di capitale che aveva sottoscritto senza l’ azionista pubblico conquistando così il controllo dell’ 87 per cento della società. L’ estate scorsa, quando il nuovo ministro dell’Industria Adolfo Battaglia chiese il fascicolo della Rel, scoprì che Cardinali aveva giocato la Rel. Lo convocò e gli chiese di uscire dall’ azienda. Cardinali pretendeva 16 miliardi, poi 12, poi 10. Battaglia rifiutò. Ma l’imprenditore ternano aveva già messo in moto il solito Tribunale d’ Orvieto che la settimana scorsa gli ha riconosciuto un credito di 45 miliardi nei confronti della Rel, per il mancato aumento di capitale e per altri oneri. Sono soldi che Battaglia non intende dargli. Adesso la parola passa ai creditori della Nuova Autovox che il 16 novembre potrebbero chiederne il fallimento. Ma sono già in agguato altre cordate d’ imprenditori pronte a rilevare il marchio Autovox, in cambio, naturalmente dei denari della Rel che fino ad ora è stata così prodiga.
(fonte: ricerca.repubblica.it)

Lungi da noi l’intenzione di generare allarmismi di alcun tipo, rivolgiamo un invito a chi amministra nell’interesse pubblico perché operi con la massima attenzione attivando tutte le procedure previste per ottenere un reale quadro della situazione ed evitare eventuali scelte che potrebbero rivelarsi dispendiose per la cittadinanza. E’ indiscutibile che un investimento del genere possa ridare una notevole boccata di ossigeno alle agonizzanti casse comunali, ma è altrettanto evidente che la grande quantità di denaro in ballo potrebbe far luccicare gli occhi anche a chi non ha proprio a cuore le sorti della nostra città.


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