Il Comitato “Stoppa la piattaforma” si oppone alle trivellazioni di fronte Capo Bianco


 

L’associazione L’AltraSciacca, insieme alle altre associazioni facenti parte del Comitato “Stoppa la piattaforma”, sottoscrive le opposizioni contro un permesso di ricerca con trivellazioni voluto dall’ ENI di fronte capo bianco. Eccovi il comunicato.

Continua la lotta contro le trivelle nel Canale di Sicilia, l’ecosistema più ricco di diversità biologica del Mediterraneo. L’Eni vuole trivellare al largo della costa tra Agrigento e Licata, presentando una valutazione dei rischi incompleta e superficiale.
Ieri il Comitato Stoppa la Piattaforma, L’Altrasciacca, Italia nostra, Lega navale, Greenpeace, Regione Siciliana, Associazioni di pescatori, l’Assessorato all’Ambiente della Regione Siciliana hanno presentato osservazioni puntuali contrarie al progetto di un pozzo esplorativo, VELA 1, presso la Commissione di valutazione di impatto ambientale (VIA) del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Mare, incaricata di autorizzare le operazioni.

L’impianto di trivellazione
L’Eni propone di trivellare un fondale a oltre 700 metri di profondità, 30 chilometri circa al largo delle coste agrigentine, senza nemmeno valutare gli effetti di un possibile incidente rilevante sull’ecosistema marino e sulle attività di pesca dell’area, minimizzando numerosi altri impatti e presentando dati che cancellano la presenza di una rotta migratoria degli uccelli nell’area.
Nel link allegato possono leggersi le Osservazioni del Comitato Stoppa La Piattaforma

Gli incidenti con massicce perdite di gas non sono così rari, tra i più citati quelli avvenuti nel Mare di Azov in Russia, con gravissime conseguenze sulle risorse ittiche.
Anche nel Mediterraneo abbiamo dei precedenti, basti ricordare l’incendio della piattaforma Adriatic IV, proprio di ENI (e BP) al largo delle coste egiziane.Un incidente rilevante, con fughe di gas metano nel Canale di Sicilia avrebbe conseguenze disastrose, con notevoli impatti sull’ecosistema marino e sulle risorse della pesca.

L’area dove l’Eni vorrebbe trivellare è infatti particolarmente importante per la riproduzione delle acciughe, una risorsa già in crisi che non sopporterebbe un incidente di questo tipo.

Quanto alle rotte di migrazione degli uccelli, Eni per le sue valutazioni utilizza una cartina divulgativa del Parco del Conero e ignora l’incredibile valenza per l’avifauna migratrice delle isole del Canale di Sicilia (in particolare Pantelleria e Lampedusa) e delle Zone a Protezione Speciale (ZPS) istituite presso il litorale di Gela. Il piano faunistico e venatorio 2013-2018 della Regione Siciliana presenta una cartina con una delle quattro rotte di migrazioni principali che passa praticamente sul sito dove si vorrebbe trivellare il pozzo VEGA1.

Come al solito la documentazione allegata manca di firme timbri, e addirittura nella maggior parte dei documenti non è indicato nemmeno l’estensore.

Da sottolineare, il dato positivo, che la Regione Siciliana, ha presentato assieme a noi le opposizioni al Ministero dell’Ambiente.

Non possiamo negare però, che nonostante la nostra attenzione ed il nuovo impegno della Regione Siciliana, se non verranno presi provvedimenti legislativi a livello nazionale in tempi brevissimi, il nostro mare per come lo conosciamo è destinato a scomparire.

tratto da http://mdigiovanna.blogspot.it/

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